Sempre,
sempre, sempre dannatamente attuale. Anche se, per qualche "medico, dotto
o sapiente" (cit.) ha nessuna attinenza con l'episodio di questa notte... Quando da un colpo partito 2accidentalmente" è stato ucciso un giovane 17enne nella più degradata periferia di Napoli. Sui media, e anche su i social, la vittima si trasforma in eroe e il carnefice viene messo alla gogna... Quando accadono episodi come questo è normale riflettere...
Pubblico per intero una splendida (nonché lunga, vabbè) poesia di Pier Paolo Pasolini dal titolo: "Il Pci ai giovani", che molti, o pochi, non so forse conosceranno. Anche se lunghetta penso valga la pena sempre di essere letta...
Pubblico per intero una splendida (nonché lunga, vabbè) poesia di Pier Paolo Pasolini dal titolo: "Il Pci ai giovani", che molti, o pochi, non so forse conosceranno. Anche se lunghetta penso valga la pena sempre di essere letta...
La poesia
venne scritta in seguito agli scontri di Valle Giulia nel 1968 tra forse
dell'ordine e studenti (dovese le diedero di santa ragione). Il testo venne
pubblicato da L'Espresso col titolo "Vi odio, cari studenti" e
scatenò infinite polemiche. La poesia, sempre attuale, ha suscitato (e ad onor
del vero lo fa ancora) infinite discussioni. Oggi il modello
"poliziotto-sottoproletario malpagato" non è più attuale. Resta però
il messaggio forte e provocatorio (perché anche da quanto dopo detto da PPP di
provocazione si tratta) che i giovani e la sinistra dell'epoca non furono in
grado di cogliere (e forse non lo hanno mai fatto). E chissà, oggi forse se ne pagano
le conseguenze...
Buona
lettura
IL PCI AI
GIOVANI (giugno 1968)
Mi dispiace.
La polemica contro
il Pci
andava fatta nella prima metà
del decennio
passato. Siete in ritardo, cari.
Non ha
nessuna importanza se allora non eravate ancora nati:
peggio per
voi.
Adesso i
giornalisti di tutto il mondo (compresi
quelli delle
televisioni)
vi leccano
(come ancora si dice nel linguaggio
goliardico)
il culo. Io no, cari.
Avete facce
di figli di papà.
Vi odio come
odio i vostri papà.
Buona razza
non mente.
Avete lo
stesso occhio cattivo.
Siete
pavidi, incerti, disperati
(benissimo!)
ma sapete anche come essere
prepotenti,
ricattatori, sicuri e sfacciati:
prerogative
piccolo-borghesi, cari.
Quando ieri
a Valle Giulia avete fatto a botte
coi
poliziotti,
io simpatizzavo
coi poliziotti.
Perché i
poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da
subtopie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me,
conosco assai bene
il loro modo
di esser stati bambini e ragazzi,
le preziose
mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa
della miseria, che non dà autorità.
La madre
incallita come un facchino, o tenera
per qualche
malattia, come un uccellino;
i tanti
fratelli; la casupola
tra gli orti
con la salvia rossa (in terreni
altrui,
lottizzati); i bassi
sulle
cloache; o gli appartamenti nei grandi
caseggiati
popolari, ecc. ecc.
E poi,
guardateli come li vestono: come pagliacci,
con quella
stoffa ruvida, che puzza di rancio
furerie e
popolo. Peggio di tutto, naturalmente,
è lo stato
psicologico cui sono ridotti
(per una
quarantina di mille lire al mese):
senza più
sorriso,
senza più
amicizia col mondo,
separati,
esclusi (in
un tipo d’esclusione che non ha uguali);
umiliati
dalla perdita della qualità di uomini
per quella
di poliziotti (l’essere odiati fa odiare).
Hanno
vent’anni, la vostra età, cari e care.
Siamo
ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia.
Ma
prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!
I ragazzi
poliziotti
che voi per
sacro teppismo (di eletta tradizione
risorgimentale)
di figli di
papà, avete bastonato,
appartengono
all’altra classe sociale.
A Valle
Giulia, ieri, si è così avuto un frammento
di lotta di
classe: e voi, cari (benché dalla parte
della
ragione) eravate i ricchi,
mentre i
poliziotti (che erano dalla parte
del torto)
erano i poveri. Bella vittoria, dunque,
la vostra!
In questi casi,
ai
poliziotti si danno i fiori, cari. Stampa e Corriere della Sera, News- week e
Monde
vi leccano
il culo. Siete i loro figli,
la loro
speranza, il loro futuro: se vi rimproverano
non si
preparano certo a una lotta di classe
contro di
voi! Se mai,
si tratta di
una lotta intestina.
Per chi,
intellettuale o operaio,
è fuori da
questa vostra lotta, è molto divertente la idea
che un
giovane borghese riempia di botte un vecchio
borghese, e
che un vecchio borghese mandi in galera
un giovane
borghese. Blandamente
i tempi di
Hitler ritornano: la borghesia
ama punirsi
con le sue proprie mani.
Chiedo
perdono a quei mille o duemila giovani miei fratelli
che operano
a Trento o a Torino,
a Pavia o a
Pisa, /a Firenze e un po’ anche a Roma,
ma devo
dire: il movimento studentesco (?)
non
frequenta i vangeli la cui lettura
i suoi
adulatori di mezza età gli attribuiscono
per sentirsi
giovani e crearsi verginità ricattatrici;
una sola
cosa gli studenti realmente conoscono:
il moralismo
del padre magistrato o professionista,
il teppismo
conformista del fratello maggiore
(naturalmente
avviato per la strada del padre),
l’odio per
la cultura che ha la loro madre, di origini
contadine
anche se già lontane.
Questo, cari
figli, sapete.
E lo
applicate attraverso due inderogabili sentimenti:
la coscienza
dei vostri diritti (si sa, la democrazia
prende in
considerazione solo voi) e l’aspirazione
al potere.
Sì, i vostri
orribili slogan vertono sempre
sulla presa
di potere.
Leggo nelle
vostre barbe ambizioni impotenti,
nei vostri
pallori snobismi disperati,
nei vostri
occhi sfuggenti dissociazioni sessuali,
nella troppa
salute prepotenza, nella poca salute disprezzo
(solo per
quei pochi di voi che vengono dalla borghesia
infima, o da
qualche famiglia operaia
questi
difetti hanno qualche nobiltà:
conosci te
stesso e la scuola di Barbiana!)
Riformisti!
Reificatori!
Occupate le
università
ma dite che
la stessa idea venga
a dei
giovani operai.
E allora:
Corriere della Sera e Stampa, Newsweek e Monde
avranno
tanta sollecitudine
nel cercar
di comprendere i loro problemi?
La polizia
si limiterà a prendere un po’ di botte
dentro una
fabbrica occupata?
Ma,
soprattutto, come potrebbe concedersi
un giovane
operaio di occupare una fabbrica
senza morire
di fame dopo tre giorni?
e andate a
occupare le università, cari figli,
ma date metà
dei vostri emolumenti paterni sia pur scarsi
a dei
giovani operai perché possano occupare,
insieme a
voi, le loro fabbriche. Mi dispiace.
È un
suggerimento banale;
e
ricattatorio. Ma soprattutto inutile:
perché voi
siete borghesi
e quindi
anticomunisti. Gli operai, loro,
sono rimasti
al 1950 e più indietro.
Un’idea
archeologica come quella della Resistenza
(che andava
contestata venti anni fa,
e peggio per
voi se non eravate ancora nati)
alligna
ancora nei petti popolari, in periferia.
Sarà che gli
operai non parlano né il francese né l’inglese,
e solo
qualcuno, poveretto, la sera, in cellula,
si è dato da
fare per imparare un po’ di russo.
Smettetela
di pensare ai vostri diritti,
smettetela
di chiedere il potere.
Un borghese
redento deve rinunciare a tutti i suoi diritti,
a bandire
dalla sua anima, una volta per sempre,
l’idea del
potere.
Se il Gran
Lama sa di essere il Gran Lama
vuol dire
che non è il Gran Lama (Artaud):
quindi, i
Maestri
- che
sapranno sempre di essere Maestri -
non saranno
mai Maestri: né Gui né voi
riuscirete
mai a fare dei Maestri.
I Maestri si
fanno occupando le Fabbriche
non le
università: i vostri adulatori (anche Comunisti)
non vi
dicono la banale verità: che siete una nuova
specie
idealista di qualunquisti: come i vostri padri,
come i
vostri padri, ancora, cari! Ecco,
gli
Americani, vostri odorabili coetanei,
coi loro
sciocchi fiori, si stanno inventando,
loro, un
nuovo linguaggio rivoluzionario!
Se lo
inventano giorno per giorno!
Ma voi non
potete farlo perché in Europa ce n’è già uno:
potreste
ignorarlo?
Sì, voi
volete ignorarlo (con grande soddisfazione
del Times e
del Tempo).
Lo ignorate
andando, con moralismo provinciale,
“più a
sinistra”. Strano,
abbandonando
il linguaggio rivoluzionario
del povero,
vecchio, togliattiano, ufficiale
Partito
Comunista,
ne avete
adottato una variante ereticale
ma sulla
base del più basso idioma referenziale
dei
sociologi senza ideologia.
Così
parlando,
chiedete
tutto a parole,
mentre, coi
fatti, chiedete solo ciò
a cui avete
diritto (da bravi figli borghesi):
una serie di
improrogabili riforme
l’applicazione
di nuovi metodi pedagogici
e il
rinnovamento di un organismo statale. I Bravi! Santi sentimenti!
Che la buona
stella della borghesia vi assista!
Inebriati
dalla vittoria contro i giovanotti
della
polizia costretti dalla povertà a essere servi,
e ubriacati
dell’interesse dell’opinione pubblica
borghese
(con cui voi vi comportate come donne
non
innamorate, che ignorano e maltrattano
lo
spasimante ricco)
mettete da
parte l’unico strumento davvero pericoloso
per
combattere contro i vostri padri:
ossia il
comunismo.
Spero che
l’abbiate capito
che fare del
puritanesimo
è un modo
per impedirsi
la noia di
un’azione rivoluzionaria vera.
Ma andate,
piuttosto, pazzi, ad assalire Federazioni!
Andate a
invadere Cellule!
andate ad
occupare gli usci
del Comitato
Centrale: Andate, andate
ad accamparvi
in Via delle Botteghe Oscure!
Se volete il
potere, impadronitevi, almeno, del potere
di un
Partito che è tuttavia all’opposizione
(anche se
malconcio, per la presenza di signori
in modesto
doppiopetto, bocciofili, amanti della litote,
borghesi coetanei
dei vostri schifosi papà)
ed ha come
obiettivo teorico la distruzione del Potere.
Che esso si
decide a distruggere, intanto,
ciò che un
borghese ha in sé,
dubito
molto, anche col vostro apporto,
se, come
dicevo, buona razza non mente…
Ad ogni
modo: il Pci ai giovani, ostia!
Ma, ahi,
cosa vi sto suggerendo? Cosa vi sto
consigliando?
A cosa vi sto sospingendo?
Mi pento, mi
pento!
Ho perso la
strada che porta al minor male,
che Dio mi
maledica. Non ascoltatemi.
Ahi, ahi,
ahi,
ricattato
ricattatore,
davo fiato
alle trombe del buon senso.
Ma, mi son
fermato in tempo,
salvando
insieme,
il dualismo
fanatico e l’ambiguità…
Ma son
giunto sull’orlo della vergogna.
Oh Dio! che
debba prendere in considerazione
l’eventualità
di fare al vostro fianco la Guerra Civile
accantonando
la mia vecchia idea di Rivoluzione?
FONTE: http://temi.repubblica.it/espresso-il68/1968/06/16/il-pci-ai-giovani/?printpage=undefined
FONTE FOTO: http://temi.repubblica.it/espresso-il68/1968/06/16/il-pci-ai-giovani/ |
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