Come si fa a
raccontare un’intera stagione. Cominciata ad ottobre e finita con un tanto sofferto
quanto trionfale stillicidio playoff. Emozionalmente massacrante per i tifosi.
Non oso dunque neppure pensare quanto lo sia stata per i dirigenti e le
giocatrici e lo staff tecnico.
Mi
piacerebbe citare ognuno di quelli che hanno avuto anche una minima parte in
questa esaltante avventura. Da dove cominciare? Senza dubbio dal campo: perché
senza le ragazze nulla sarebbe stato possibile.
In campo
Schiuccat e mman. La prima lezione che ho imparato: si vince come
collettivo, si perde come collettivo. Però, adesso, levatevi un attimo davanti.
E fate un poco di spazio, per piacere. Che devo rendere omaggio a una gigantessa.
Una che, silvesterstallonemente parlando, ci ha gli occhi della tigre. Una che
quando ti guarda sembra che ti scruti fino a dentro l’anima. Questi playoff
sono stati un incubo per lei. Ma zitta e muta si è abbracciata sola soletta il
cantone e ha fatto una processione da pataterna, punto di riferimento
silenzioso per le giovani della paranza.
Nonostante
un ricovero al pronto soccorso, febbre a 40° e tallonite, nei momenti difficili
si è caricata il gigliosquadra da sola sulle spalle che mamma mia... Come in
gara 3 a Battipaglia, che resta per me la più bella che le abbia visto giocare
e che non me la dimenticherò mai. Una potenza quando attacca, una roba strana
(quasi sgorbiosa, oserei, nel gesto estetico) ma di un’efficacia disarmante quando
difende. Ecco, se io fossi una femmina (e pure magro permettetemi) e potessi
diventare una giocatrice di pallavolo, mi piacerebbe essere Anna Pericolo in questi
playoff. Vabbè... Poi per mia figlia Sofia è un vero mito.
Dottor
Jackill e mister Hyde. Non riuscirò mai a comprendere come
una persona possa essere così grintosa, cattiva e incazzata in campo (tanto da
farle dire a un avversaria “t scass e mman”), per poi trasformarsi fuori dalla
situazioni di gioco in una delle più rispettose, educate, gentili e cortesi che
abbia conosciuto. I suoi colpi di cannone mi hanno fatto “innamorare”
(sportivamente parlando) di lei dalla prima partita… E poi la grinta che mette
in campo, bellamammà… Se un giorno vi dovesse capitare di incontrare in campo Tonia
De Martino, sentite a me, levatevi davanti.
“Mi hai fatto uscire fuori dalla volontà di Dio”. Avrebbe detto mia nonna. Quella a
te ti devono mangiare i cani per tutte le bestemmie che mi ha fatto uscire di
bocca. Nonostante tutto ha messo sempre palle a terra decisive. Le sue
esultanze resteranno nella storia del Nola Città dei Gigli. Uccellino sperduto
o scricciolo, appellatela come volete, ma… Immaginate cosa potrebbe fare Giovanna
Prisco con un po’ di sostanza in più? L’anno prossimo, se vuoi, io e Andrea
Foglia ti facciamo un attimo da consulenti e ti assicuro che con la palla fai i
buchi a terra.
“Mi hai fatto uscire fuori dalla volontà di Dio” 2. In quanto a bestemmie e imprecazioni
ha fatto concorrenza a Giovanna Prisco. E come Giovanna si è prontamente tolta
gli schiaffi da faccia con giocate di ottimo livello e palle schiattate a terra
con tutto lo sdegno (vedi secondo e terzo set di gara 3 col San Salvatore). La
rabbia più grande è che a volte sembrava poco convinta dei propri mezzi. Giulia
Ventre vale anche per te: hai bisogno di un motivatore? Io sto qua…
Sciacciasassi. Come schiaccia
a terra la palla Chiara Palazzolo, nessuna
nel mondo proprio. Quindi non ti puoi proprio lamentare che corri avanti e
indietro: certe soddisfazioni di schiattare la palla in faccia alle avversarie
cancella tutta la fatica. Nella gara decisiva di sabato le sue battute hanno
fatto la differenza. Ecco, mo la prossima volta che ti viene in testa di
mollare tutto, pensa a quante soddisfazioni ti sei tolta.
La faccia nostra sotto i piedi vostri. Ma tu a una che nella settimana del
suo matrimonio gioca tre partiti fondamentali per la stagione del Nola, che il
giorno dopo essersi sposata è in campo in una partita decisiva, sfoderando una
prestazione da spellarsi le mani ad applaudire, che cosa gli vuoi dire? “Ci
sono cose più importanti nella vita che contano più di una vittoria o una
sconfitta”… E tu Ale D'Alessio ne sei stata
testimonianza.
Pauuuuuura. Lucia è una che mi ispira tanta, tanta simpatia. Gregario
di lusso, mi dà sempre l’impressione di divertirsi sia in campo che in panchina.
L’ho detto e ripetuto più di una volta: è sempre difficile farsi trovare pronta
quando si è chiamate in causa a singhiozzo. Lei ci è riuscita SEMPRE, lasciando
il segno parecchie volte in campionato. La prossima stagione ti voglio
intervistare (si si mo me lo segno sull’agenda).
Giglianti si nasce. Di questa stagione mi rimarranno impresse le sue
faccine. Elena Drozina è una sente
ogni partita dentro all’anima. Fuori classe assoluto, nonostante l’età sembra
avere lo spirito di una ragazzina. Anche lei nei momenti di difficoltà toglie
più di una volta le castagne da fuoco. Unico (e imperdonabile) neo: non sembra
gradire troppo la festa dei gigli… Ma regalarci una vittoria di un campionato con
promozione in serie B2 può perdonare tutto. E comunque l’hai mai vista la Festa
dei Gigli? E allora come fai a giudicare… Se vuoi mi offro Cicerone (con
famiglia – la mia - a carico ovviamente).
Piccole donne crescono. Quanto sono lontane le foto con il
dito medio in bella mostra. La ragazzina terribile Simona Ruotolo ha forse smussato gli angoli, anche se non ha perso
la capa fresca tipica di una sedicenne. L’esordio in campionato, nei playoff,
il ruolo di capitano: una stagione ricca di emozioni culminato in un pianto.
Puffetta. O
almeno credo sia lei. Ha una paio di tifose personali in tribuna, Alessia
Angelillo ha sempre risposto presente quando è stata chiamata in causa. E
questo è accaduto più di una volta in stagione.
IN PANCHINA
Il fuoco. Visto da fuori Luciano
Della Volpe sembra un allenatore elettrico. In panchina non sta fermo un
attimo, dal suo sguardo traspare ogni singola emozione. Ha avuto il merito di
mentalizzare una squadra proiettandola verso la vittoria del campionato.
Partita dopo partita si è calato i un ambiente, quello nolano, sicuramente
atipico. Adesso lo aspettiamo sotto al Giglio. Ma veramente eh….
L’acqua. Raffaele Donnarumma
sta a Luciano come l’acqua col fuoco. Tranquillo e calmo (ma solo all’apparenza)
l’uno, esuberante ed esagitato l’altro. Lo jing e lo yan del Nola Città dei
Gigli, due metà della mela che combaciano. La promozione B2 è per metà anche
merito suo. Aneddoto. Ogni sabato ci incrociavamo al Supermercato. Ogni sabato
la squadra vinceva. Quando non l’ho incontrato alla vigilia dell’ultima partita
lo ammetto: nu poc me so cacat sotto…
Sangue nolano. La mia è solo una sensazione a pelle. Ma non penso di
esagerare dicendo che Alfredo Diana è
uno che secondo me Nola ce l’ha nel sangue. Ovviamente lui non poteva saperlo
fino a quando non ha incontrato il Nola Città dei Gigli. Preparatore atletico
di valore assoluto (parlano per lui i risultati) si è calato appieno nel clima
infuocato del Palazzetto risultando mattatore in console e animatore di primo
ordine. In una paranze elementi del genere valgono spesso più di un cullatore.
MAGIC MOMENT
Il mondo sotto sopra. Ma veramente. I “grazie infinite
per la vostra presenza” rivolti singolarmente ai tanti intervenuti da parte del
presidente Elvezia Chiacchiaro mettono quasi in imbarazzo. Quella è la città e
gli sportivi nolani che dovrebbero ringraziare mille e mille volte per le emozioni
regalate e per tutto quello che fate da anni per lo sport. E alla fine della
festa pure secchio e ramazza in mano per pulire il palazzetto. Garbo e stile
restano uniche, marchio di fabbrica di una società che sto imparando a
conoscere.
Nolano doc. Alla fine di gara 3 con l’Olimpia che è valsa la
promozione in serie B2, quando si è accasciato stremato sul seggiolino del
Palamerliano che neppure ci fosse stato lui in campo. Giuro, ho pensato che si
sentisse male. La sua espressione, che racchiudeva un universo di emozioni, non
la dimenticherò davvero mai. Come non dimenticherò il continuo e incessante
incitamento durante il quarto set. Già te l’ho detto: quel set l’hai vinto da
solo.
Famiglia all inclusive. La corsa in lacrime verso la zona
segnapunti è un’altra delle cose che non dimenticherò mai. Collante che, a
parer mio, contribuisce tantissimo a tenere insieme tanti pezzi diversi, zitt
zitt, allarga (un passettino alla volta) e tiene unita una famiglia immensa.
Compagni di viaggio. Sono stati tanti. Qualcuno nuovo,
come il grande Ciccio Casoria, che ha animato un’intera stagione gli spalti del
PalaMerliano.
In trasferta
a San Salvatore Telesino abbiamo apparato una macchina pesantissima. Andrea e
Palma Foglia e con grande, grandissimo, piacere ho ritrovato la compagnia di Carmine
Sorrentino. Alla fine ci hanno fatto una capa tanta pallavolisticamente
parlando, ma almeno il viaggio è stato in piacevole compagnia.
Ho
conosciuto comunque tante persone. Insieme a loro ho esultato (tanto), mi sono
amareggiato e divertito da morire. Ho riscoperto un tifo ‘pane e salame’ (anzi
no, pancetta, pecorino e fave), ho intonato cori imbarazzanti, ma soprattutto
ho riso come non mai. Tra tutti prendo a simbolo il caro Andrea Meo con famiglia
a carico. Esempio di come si dovrebbe vivere lo sport. Tutti insieme, appassionatamente
e in allegria (mandando talvolta pure a quel paese arbitro e avversari, basta
che con la partita finisce tutto).
Il factotum della città (dei gigli). Nel corso del campionato gli ho
visto fare di tutto: da aggiustare la rete a riavviare il segnapunti
elettronico a tante altre piccole cose. Il tutto con simpatia ed eccentricità
riuscendo a ritagliarsi momenti di protagonismo assoluto, capace di rompere la
tensione del momento con una risata. Resta una figura di cui è impossibile fare
a meno. Gerry Cimmino è secondo me una delle tante anime di questa società.
Campionessa d’Italia. Permette di citare la giovanissima Cecilia Di Laora, campionessa italiana
di Ju Jitsu fresca fresca, presente sugli spalti nelle ultime tre gara casalinghe dei
playoff. E’ una ragazza in gambissima e la sua presenza ha dato lustro alla
tifoseria. Ma quante in Italia possono annoverare una campionessa di arti
marziali? E mo mittit a copp….
Rosa Mazzocchi. Una citazione era dovuta per l’impegno profuso. Anche
se ancora devo capire per fare cosa. Tifosa? Dirigente? Mamma di piccole
atlete? Una che si trova a passare per sbaglio al Palazzetto e che per farla
stare zitta le mettono a fare qualcosa? Onestamente non lo so (e non voglio
neppure chiederlo se no come la prendo in giro)… Ma qualunque cosa sia o faccia
le dico grazie, così almeno per una volta mi fai stare quieto.
E penso che
ho detto quasi tutti. Troverete l’assenza di una persona, ma mi ha promesso un’intervista
a breve e quindi me lo stipo per il prossimo articolo.