sabato 16 gennaio 2021

"If you write it, he will come" ("se lo scrivi, lui tornerà")

Spesso era anche in circostanze come questa che arrivava il tuo sollecito. “Sai che ho pensato, che putiss scrivere qualcosa. Quella era una persona…” e giù ad elencare qualità e a raccontare aneddotti di vita vissuta di cui spesso eri stato testimone. Cose che io adoro o adoravo, non so neppure come si dovrebbe dire…

E adesso mi immagino che, sorridente come al solito, mi dici “Ne comm’è, a tutt quant e proprio a me, manc doje righe”.

“Aeee. Ma è adesso è tosta veramente. Non ce la faccio. Non ci riesco. Non sarei capace. Troppo il dolore”.

“Jamm. Non fare lo scemo…”

...

Nola è una città strana. Ti entra dentro, come il sangue nelle vene, da quando nasci. Io non lo so. Sarà l’aria che respiri, il senso forte assai di comunità che solo una cosa potente come la Festa dei Gigli può trasmettere, saranno i nonni e i genitori che consciamente o inconsciamente ti passano quel valori, o meglio quei valori, che noi chiamiamo “nolanità”. Credo sia una cosa unica al mondo che “solo chi ten o sang nulan sti cos po’ capì” (Hai visto ho messo pure una citazione di una alzata anche se non arriverò mai al tuo livello in questo).

Andrea era un nolano vero. Ma no di quelli che si riempiono la bocca con Nola. Le tue azioni, il tuo modo di vivere, di essere padre, marito, amico, cittadino, erano esempio vivente di quello spirito, di quei valori paoliniani che tanti, troppi neppure sanno cosa rappresentano.

Gigliante unico, prezioso e raro. Sempre disponibile con chiunque avesse bisogno, a partire proprio dalla tua città. Che, prendendo in prestito delle parole, hai senza dubbio contribuito a rendere migliore di come l’hai trovata.

Legato in maniera indissolubile alla tua paranza, eri voluto bene, oserei dire amato, anche dalle altre. Gran maestro dell’ordine dello sfottò, principe di musiche e canzoni (davvero un conoscitore di testi unico, ma in pochi lo sanno, cazzo come mi mancherà sta cosa, a chi chiederò adesso) ricordo come fosse ora la splendida giornata di Giffoni. Quando, occasione unica per due amici che vivono la festa sotto al giglio h24 e con due paranze diverse, riuscimmo a stare insieme avanti a sinistra, quella che era o è la nostra posizione. Amavi la festa, che vivevi in ogni suo momento. Tutto l’anno. Non c’era evento, comitato, associazione a cui tu non partecipassi fattivamente, dall’organizzazione al resto, senza mai, e dico MAI, appuntarti medaglie al petto. Ti bastava rendere felici gli altri, tutti, e creare qualcosa di “valori” per la comunità. Senza neppure starci a pensare o a filosofarci su troppo (tante volte solo la tua immensa bontà e amicizia credo abbia impedito di mandarmi a quel paese). Perché tu eri così.

Ci univa anche l’amore per il calcio. Dallo Sporting al Nola. Quello che ci faceva stare insieme ogni domenica. Quello di qualche trasferta. Di qualche mangiata (che parlavamo delle trasferte in base a come o a cosa si mangiava). Quello degli sfottò con gli spettatori. Quello di quando ci stavamo, anzi TI stavi, vattendo con un genitore di un calciatore (di Cimitile, ah ah ah) del Picerno. Quello di quando ti volevano arrestare, sempre a Cimitile, e ci eri quasi riuscito, nonostante il Prof. Quello dei tuoi racconti di eventi storici, che ascoltavo sempre con immenso e infinito piacere. Quello del ricordo di Nuccio.

La pallavolo poi ha rafforzato tanto la nostra amicizia. Cinque anni vissuti sulle gradinate. Tre, a volte quattro, posti in due (perché per personalità ingombranti un seggiolino non è sufficiente). Mille i ricordi. Quello di quando vincemmo il campionato di C, delle tue lacrime che io mai, mai, mai, potrò dimenticare (perché nessuno se ne accorse ma io, vicino ate, lo vidi che piangevi). Quello di quando a San Salvatore Telesino stavi facendo appicciare a Carmine Sorrentino (“io nun m’appiccic po’ pallone maggia venì appiccicà pa pallavolo). Quello di quando andammo io, tu e Antonio a Napoli, che pioveva forte, fuori e dentro al campo. Quello di quando decidemmo: siamo una tifoseria e dobbiamo avere il nostro striscione. Brigata Torroncino. Saremmo dovuti essere presenti comunque, tra qualche giorno. Tu mi chiedevi come e io, che avevo la soluzione pronta, non ho neppure avuto il modo di dirtelo. Avrei voluto farti una sorpresa. E invece l’hai fatta tu a me. Sai, non sarà facile tenere quattro posti da solo sugli spalti. Ma sai che ci proverò ogni volta.

L’amore per Nola e per il Santo, portava a farti compiere azioni di gran bontà. Penso alla raccolta per le persone bisognose durante il lockdown, penso alla calza per l’ultima befana per i bimbi in difficoltà, penso alle infinite raccolte di fondi per cui ti davi sempre, sempre, un gran da fare. Senza medaglia. Solo per amore.

Amico unico, raro, prezioso. Per me, per tanti. Eri spesso il collante tra tante anime diverse che in te si ritrovavano sempre all’insegna della gioia e della spensieratezza. E anche grazie a te che ho potuto far crescere amicizie che per me sono diventate importanti. Le tue videochiamate sono state “vitali” in questi giorni un po’ così di lock down. 

Gran mangiatore dell’ordine di  Gran Croce, eri tra i pochi a tenermi testa. Ma pochi sanno che, più che mangiare era il convivio che ti rendeva felice. Lo stare insieme a tavola con le persone a cui volevi bene. Tra i ricordi, una mega fagiolata a casa tua (che avremmo dovuto ripetere da me – quante volte ce lo siamo detti – quando sarebbe finito tutto).

E niente. Ora mi devo fermare perché la testa scoppia e ed esco pazzo. Davvero non so come ho fatto ad arrivare fin qua…

Hai visto, perché non volevo scrivere. Sapevo di non essere capace di raccontare agli altri così bene la grandezza di una persona come te. E per lenire il mio dolore sarei finito a raccontare altro. Sai, tante volte avrei voluto avere la tua pazienza (che non è vero che non ti arrabbiavi mai, tu ti incazzavi malamente proprio, solo che dopo un poco ti passava e l’amore aveva sempre la meglio su qualsiasi cosa), il tuo sorriso contagioso, la tua capacità di amare e farti amare senza condizioni.

Adesso non so quando ci rivedremo, ma so che prima o poi sarà così. Nell’attesa, stai tranquillo, rispetterò ogni tua consegna. Anche perché se non lo farò verrai a ricordarmelo da dovunque tu ti trovi, pure se è dall’altra parte. Spero di essere degno, nella parte restante della mia vita, di essere stato amico di una persone eccezionale come te. Non so se ci riuscirò, quello bravo in queste cose eri tu, mica io.

Ti amo e ti amai, Nola mia.


Io, te e la pasta e fagioli. Foto scattata per far "sfruculiare" un'altra persona, lui sa chi è