Premessa. Non
sono proprio ispirato e scrivo in pausa pranzo. Questa volta nessun focus
particolare sugli spalti. A prescindere sto valutando la giusta metodologia di
approccio a questo ambiente per me, giuro, nuovo. Quindi un poco di pazienza (verranno senza dubbio
scritti migliori). Ci sono delle volte che uno ‘deve’ e vuole scrivere per se
stesso. E perdonate la scarsa vena. Ma certi giorni gira un po’ così.
UN NUOVO MONDO
Allora, prima di passare alle mie considerazioni sulla
partita, ci sono una serie di precisazioni che, credo, chiunque si approcci a
questo mondo (perché di mondo si tratta) da spettatore deve sapere.
Il volley in Italia è una delle discipline ‘più
pacifiche’ in assoluto. Incidenti tra tifosi e sui campi si contano su una dita
di una mano (negli ultimi 10 anni ne ho trovato uno solo, cioè....). La legge non prevede il professionismo per
il volley. Esatto. Lo prevede per il ciclismo, per il basket, per il calcio e persino per il golf. Ma il volley no. Lì sono tutti dilettanti. La Fipav ha autorizzato una sorta di professionismo di fatto ma solo
per la serie A. Il volley è lo sport femminile per eccellenza, il più praticato
tra le donne. E credo tutto cià renda ancora più scandaloso che non esista una norma dello Stato che
ne certifichi il professionismo.
Pur essendo ‘non
violento’ per la mancanza di ‘contatto fisico’, nel volley si danno mazzate
di morte, ma alla palla che può viaggiare ben oltre i 110 kmh. Il volley è lo sport di squadra per
eccellenza. L’unico in assoluto che prevede, da regolamento, il passaggio.
Una cosa quasi rivoluzionaria se uno ci riflette con calma. E’ come se il
regolamento ti dicesse: mi spiace, da solo non può vincere. Credo sia l’unico
caso nel mondo dello sport. Puoi essere pure il Re del volley, ma se non ti
passano la palla a dovere col ca**o che vinci la partita.
NOLA CITTA’ DEI GIGLI
– ALMA 3-1
Sono ben cinque le vittorie di fila delle ragazze di coach
Della Volpe. Anche sabato pomeriggio non c’è quasi stata storia. Primi due set
a senso unico. Differente discorso nel terzo set, vinto a sorpresa dalle viaggianti
(ma come mi piace utilizzare questo termine) e conclusosi dopo un infinito ed
estenuante punto a punto. Un 30 a 32 sfiancante. Immagino che una gara intera
così uno può pure morire (alla faccia di chi dice che il volley non riserva
emozioni). Davvero appassionante. E pure un poco incazzante per me. Giuro che
più di una volta avrei voluto urlare una serie di chitemmuorti alle avversarie ma pure alle locali. Mi sono contenuto
per non fare brutte figure. Però ho notato che qualcun altro provava le mie
stesse frustrazioni. Andrè, dammi il
tempo di pigliare un poco di confidenza con l’ambiente che vengo a darti man
forte (maronn quel tizio coi baffi, maronna mia…). Per fortuna il quarto set
è filato liscio come l’olio, pure perché Sofia era arrivata quasi al limite.
LE COSE BELLE
L’atmosfera sugli spalti è davvero particolare. E divertente.
E festaiola. Anche quando la tensione sale. Ammetto che, nel terzo set in almeno un paio di volte
avrei voluto bestemmiare tutto e tutti per scaricare un po’ di tossicotensione.
Mi sono stato zitto perché... Però alla fine ho fumato una sigaretta (tutta in tre
tiri o poco più).
La risata della Drozina
sul finire del secondo set. E’ bellissimo vedere un’atleta che gioca e si
diverte nonostante l’e...sperienza. Giuro, quella si schiattava proprio dalle
risate. E solo lei poi. Davvero contagiosa. Ho riso pure io… ma poi perché,
vuless sapè (sono assai curioso)
Il “dammi il cinque” della Di Martino alla D’Alessio
dopo il 15 a 7 del quarto set. Ok, capisco che a furia di colpire palloni che
viaggiano ad oltre 70-80 kmh (ma pure di più) uno si abitua ma… resta un
mistero per me che nessuna delle due abbia provato un po’ di dolore. Mani di
ferro proprio. E credeteci, lo schiocco lo hanno avvertito pure piazza Duomo.
Certi tuffi che solo a guardarli ti fanno male tutte le
ossa. Gomma, pvc, resina o di qualunque materiale sia fatto il campo del PalaSpork più tecnica e ginocchiere non
credo servano a molto. Forse uno spettatore non ci pensa, ma io sono portiere
dilettantissimo e un poco poco vi posso capire. Mi domando: ma pure a voi
capita di svegliarvi il giorno dopo piene di mulignane? E di ‘borsite’ ne avete
mai sofferto?
Gli intermezzi musicali durante le pause di gioco sono una
delle cose che più mi piacciono delle gare di volley. Secondo me aiutano la
tifoseria a smaltire la tensione della gara (che pure è niente male,
soprattutto quando si lotta punto a punto). Mia figlia Sofia si esalta proprio e si diverte. Io non so chi sceglie la
scaletta, ma “Non succederà più” della
Mori alla fine del secondo set mi è piaciuta tantissimo (è tra le canzoni
mie preferite). Posso fare una richiesta: “Comprami”
di Viola Valentino.
Domanda: ma la De Martino ha un tatuaggio sulla gamba? Se
sì, può essere si tratti di un giglio?
Sto fatto di toccarsi le suole delle scarpe. Inizialmente pensavo fosse una roba tipo stretching. Poi ho
notato che le ragazze si passavano la mano sotto le suole delle scarpe. Dovrebbe
servire a rendere meno scivolose le suole. Giusto? Nel terzo set mi è sembrato
diventare quasi un tic nervoso. Nell’internet ho trovato che uno dovrebbe
sputarsi prima sulle mani o addirittura passarsela tra i capelli se sono sudati…
Ecco.
Non posso non citare i torroncini ‘Foglia’ che, oramai, sono
diventati per me un appuntamento fisso. A testimonianza le immagini: due su
quattro riprendono me e mia moglie con il boccone in bocca. E ditelo che lo
fata apposta. Ho letto che in molti casi si è fatto addirittura meglio. Bene,
anzi benissimo. Ma lo sapete che nei campionati dilettantistici delle Marche si organizzano
grigliate e pizzate subito dopo la gara? Una sorta di terzo tempo. Lancio la
proposta: quando ci organizziamo? Andrea Foglia, ci dobbiamo pensare io e te?
Iamm bell…
DIALOGHI DI UNA
BAMBINA CURIOSA (con un papà scassacazzo e forse…)
Sabato 28 ottobre
Ore 18.40 circa
Sofia: “Papà ma perché dicono Pericolo?”
Papà: “Perché una giocatrice si chiama così di cognome. Tu fai
Capezzuto, lei Pericolo”
Sofia: “Papà ma pure Paura è così?”
Papà: “Si”
Sofia: “Però è strano che uno si chiama Paura”
Ore 22.45 circa
Mia moglie Vero prova a mettere a letto Sofia. Dall’altra
stanza ascolto la conversazione.
Sofia: “Mamma ma tu lo sai chi è Pericolo?”
Vero: “No, chi è?”
Sofia: “Una signorina che gioca a pallavolo”
Ore 22.50 circa
Sofia: “Pericoloooo”
Vero: “Sofia adesso basta però”
DULCIS IN FUNDO
(amarcord, più amaro che cord)
Non voglio essere mieloso. O sdolcinato. E ho riflettuto
tanto se scrivere o no queste considerazioni intime. Ma a volte credo nella
funzione catartica della scrittura (anche se non riesco a comprendere cosa
potrei catartizzare questa volta).
Comunque… Qualcuno ha ricordato il legame che c’era tra mio padre e la pallavolo. Ebbene, è tra
le cose che adesso mi sarebbe piaciuto approfondire maggiormente. Ricordo che qualche
volta adolescente ho chiesto a mio padre di venire a vedere con me la partita
del Nola Calcio. Mio padre mi ha sempre risposto che il calcio non era proprio
il suo sport preferito. A lui piacevano la pallavolo e il canottaggio. E quando
mio fratello per qualche anno ha giocato (pure con discreti risultati) a
pallavolo era molto soddisfatto e lo seguiva con una certa passione. Papà non
ci ha mai parlato delle sue esperienze in questo mondo. Avevamo a casa una
Coppa (1968) inerente un torneo di pallavolo. A mia richiesta sulla provenienza
mio padre ha sempre risposto “era di quando papà faceva la pallavolo insieme a Guido
Pasciari”. Di più non era dato sapere e a me, forse, non interessava. Ecco,
oggi mi sarebbe piaciuto chiedere qualcosa in più. Oggi lo avrei volentieri
invitato ad accompagnarmi a vedere una partita. Sono certo che, questa volta,
avrebbe accettato molto volentieri l’invito, anche per la presenza di mia
figlia Sofia. E questo è quanto.