lunedì 22 novembre 2021

La lumacona rosa gigante (ovvero una storia di cuore e di coraggio, ma anche di fango, cacca, burattini e soprattutto burrattinai-aio)

 “Vedete questa lumaca: è un’opera d’arte. Bambini (lo so, lo so…) questa è un’opera d’arte”. In un freddo mercoledì di inizio dicembre (il 7) del 2016 con queste parole l’assessore ai BBCC Cinzia Trinchese  presentava la chiocciola gigante simbolo della Cracking Art alla città di Nola. Presenti, alle ore 11 in Piazza Immacolata (all’anagrafe Piazza Matteotti) una scolaresca di bimbi infreddoliti che si domandavano cosa fosse quella gigantesca lumacona rosa in realtà furia ma per alcuni magenta (only Pasquale Conventi can solve the mystery of the exact pantone). La posizione: strategica. Alle porte del centro storico (precisamente all’incrocio con via On. Napolitano, di fronte edicola Ruocco). 

IL PARTO. Sgravava così, in ritardo sui conti, dopo quasi un anno, uno dei progetti approvati nel bilancio partecipativo del dicembre 2015 (determina n. 1820 del 16 dicembre del  2015 “Bilancio partecipativo 2015 - Impegno di spesa"). All’interno della determina, venivano riportati tutti i progetti approvati (per un totale di 491mila e passa euro). Tra quelli ammessi al finanziamento, in quota all’assessorato ai BBCC, quello proposto dall’Associazione Pandora (tra i soci Alessio Scala): “Nola in Arte - Installazione della Cracking Art Group, mostre varie” veniva finanziato per 14mila euro pricisi pricisi. Acque rotte tra fine ottobre e inizio novembre con una mostra di Cracking Art “Alma Materia - La scultura, dentro e oltre la materia” (a cura di Frosini e Gagliardi) nei locali del Convento di Santo Spirito (‘e carcer’). Esattamente un mese dopo veniva presentata alla città la lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta. Per la gioia, non scherzo, di tanti bimbi. Zio Salvatore, non scherzo, dall’alto ha sempre espresso in modo colorito qualche personale perplessità.


LA CRESCITA. Nonostante la simpatia che suscitava un po’ in tutti, le perplessità di zio Salvatore si rivelavano fondate (la saggezza degli anziani), e la lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta, diveniva presto oggetto di scherno da parte di tanti piccoli lazzari locali. Bullizzata, maltrattata, spesso con violenza, a testarne resistenza fisica e morale, la lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta resisteva bonariamente indomita per due lunghi anni. Una resistenza che la fece entrare nel cuore di tanti, soprattutto abitanti che si affacciavano sulla Piazza (e forse, ma solo forse, pure a zio Salvatore). 


IL TRASLOCO. All’intrasatta uno si sveglia e non trova più la lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta. Addò sta, se ne è fujuta. Sann’arrubbat a lumacona. E invece nulla di tutto questo. Dove non erano riusciti teppisti e figlendrocchia (sempre criaturi sono) era riuscita la Festa dei Gigli. Su richiesta dei vigili urbani, in ossequio dei nuovi regolamenti sicurezza per la festa dei gigli, una mattina presta di giugno (esatto, quann o sole accarezza na cimm), i vigili urbani agli ordini del “comandante, comandante, si sente male, comandante (la STORIA di Nola su rete 4)” Luigi Maiello autorizzarono e addirittura vigilarono le operazioni di disinstallazione della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta per spostarla e posizionarla in modo assai, ma proprio assai, precario sotto degli alberi di fronte ad una corsetteria poi diventata sushi bar (zio Salvatoreeee) per far posto ad un palco ai lati del giglio del calzolaio. Nun sia mai qualcuno si sarebbe dovuto rovinare o mese e giugno. Qualcuno, anzi più di qualcuno, protestò per lo stupro. I maestri di festa del Calzolaio (famiglia Mauro), dopo numerose proposte, si adoperó, a proprie spese, per fissare al suolo l'opera d'arte. All’epoca, fortunatamente, “IL GRUPPO” non era ancora (o forse non lo si vedeva) quella macchina del fango (e merda) diventata poi con il beneplacito e la complicità della Nola bene e pure di quella male. La lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta dopo la festa non tornò più al suo posto. Il trasloco forzato l’aveva cambiata. Non era più la stessa. Nel fisico, nella mente, nell’anima.


LA MORTE. E proprio un anno dopo, il 25 maggio del 2019 (già, poco prima dell’inizio dei festeggiamenti per il nostro Santo Paolino), la lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta perì. Violata con troppa facilità (anche a causa della pessima installazione bis del giugno 2018) rimase a terra morente nell’indifferenza generale fino alla definitiva distruzione da parte degli operai del Comune di Nola. Perchè i bambini forse l’avranno capito che quella era “un’opera d’arte” ma i grandi invece (nun guarda a parol guarda a man). Tutto finì nell’indifferenza quasi generale. Pure de “IL GRUPPO” meglio conosciuto come l'opera dei pupi. Già, ma allora “IL GRUPPO” dove stava? Con chi stava? Nessuna DENUNCIA SOCIALE acchiappa click per la vecchierella che vive lontana e non può uscire e condividi e scrivi amen che se no Gesù piange? Ed evidentemente gli amen dovettero essere molto molto pochi, perchè se a Nola quasi nessuno ne pianse, immagino Gesù… Tra quei pochi anche quelli che espressero una qualche perplessità (lo so che pensate a zio Salvatore) quando venne installata. E proprio quei pochi decisero che no, la storia della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta, non poteva finire così.  


LA RINASCITA. Fu allora che entra in gioco, a gamba tesa ma senza fallo (perché ha preso la palla), Campo dei Fiori. E Giacomo De Sena. I social si dimostrano ancora una volta aggregatori di idee e proposte e fattiva collaborazione. Con la massima trasparenza (VEDI FOTO 5) viene presentata richiesta al Comando dei VVUU del Comune di Nola. Viene scritta con le mani e in lingua italiana (LEGGI CONTENUTO FOTO 5) e ad essa viene allegato progetto di ristrutturazione (vedi FOTO 6) di Nunzio Meo e dell’Architetto Mollo e di Piccolo. La lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta, o meglio quello che gli operai del Comune aveva lasciato intatto, la testa, trovava posto a Campo dei Fiori. Per uno strano scherzo del destino, la testa della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta provava a rinascere in un luogo dove rinascono tanti ragazzi, perché “nel recupero della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta oltre che un gesto civile c’è tutta la missione di Campo dei Fiori, quella di recuperare delle opere d’arte (i ragazzi) che dei balordi hanno spezzato” (Domenico Manganelli e non potevo assolutamente lasciarmi sfuggire una perla del genere). Con il tempo, di mezzo ci sono anche due cazzo di lockdown, l’interesse iniziale è andato scemando, anche a causa delle non perfette condizioni di salute di uno degli ideatori. Quello che resta della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta ora ha trovato casa e tanti nuovi compagni, che spesso vanno e vengono, ma che sicuramente le vogliono più bene di tanti nolani. Secondo me è davvero felice, forse pensa di essere nel paradiso delle lumacone rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta. Forse è davvero così.


THE END. Questo scritto è un atto dovuto. A due persone. La prima, Giacomo De Sena detto anche “le lote” (ma perché plurale Giacomo, ma quanti siete dentro di te), che alla mia richiesta di informazioni non ha esitato a fornirmi tutta la documentazione, foto comprese, spiegandomi nei dettagli la situazione e aiutandomi a ricostruire tutta la vicenda. Giacomo dice che è sempre a disposizione per un eventuale recupero completo della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta. La lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta 


LA MERDA. Poi c’è la seconda. Non devo insegnare nulla a nessuno. Io “faccio mozzarelle” (cit. Sofia) e mi diletto a impaginare sport vari (10 pagine nel fine settimana, e poi sbaglio la giornata nella classifica di Lega A Basket, ma come cazzo si fa… scusate dovevo sfogare). Ma mi si torchino ‘e ntstin quando si vuole far passare la cacca per informazione. Stile Iene, anzi no sciacalli (che ci stanno gli sciacalli in Barbagia?). Dall’altra parte in Sardegna, esattamente tra i boschi del Gennargentu, in Barbagia, c’è chi fa denunce sociali ma solo quando gli conviene. Solo quando gli inviano le foto. Solo quando qualcuno (chi sarà questa volta the master of the puppets, io una mezza idea ce l’ho, voi?) ti dice quanto è costata la lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta, nel dettaglio 8mila euro (ma come lo sanno se i documenti pubblici parlano di 14mila euro di progetto, che forse forse qualcuno che ben sa ha suggerito?). E perché sta denuncia solo dopo l’ultimo Consiglio Comunale? E’ successo qualcosa nell’ultimo consiglio comunale? Sicuri? Ed è così grave da gettare tanta cacca sulla gente (ma allora siete proprio gente di cacca)? Forse che è una denuncia sociale telecomandata? Chiedo per un burattino barbagianni. Eppure bastava poco, bastava contattare Giacomo e chiedere. E invece no. La solita macchina del fango (e della merda). Su suggerimento altrui, perché i barbagianni, gli abitanti della Barbagia, sono solo copia e incolla e cape di legname che scrivi amen se no Gesù piange. Ma che vuò fa… Per fortuna stiano a Nola e certa gente sta solo in Barbagia. Che culo è…


P.S. Ne Guido Pà, tu mo ti pensi che Nola ha vinto la Coppa Italia per la seconda volta e qua nessuno fa un articolo? Nun l'ia mai pensà. A scoppio ritardato, ma arriverà...


FOTOGALLERY


FOTO1. La lumacona rosa in realtà fuxia ma per alcuni magenta in Piazza Immacolata, nella sua posizione originale.


FOTO 2. La lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta dopo che viene distrutta da vandali nolani nel maggio del 2019


FOTO 3. Gli operai del Comune di Nola (si cazzo, del Comune di Nola) pongono fine alla vita della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta facendola a pezzi


FOTO 4. La lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta raggiungge il paradiso delle lumacone lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta


FOTO 4. La lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta raggiungge il paradiso delle lumacone lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta 2


FOTO 5. La richiesta al protocollo scritta in italiano da Giacomo De Sena e da Campo dei Fiori


FOTO 6. Piccolo, Mollo e Meo con il progetto originale per provare a ristrutturare la pedana.