giovedì 30 novembre 2017

Nola Città dei Gigli sette bellezze (titolo vintage per una tifoseria vintage che intona cori vintage)



Pure questa volta, questo pezzo poteva essere un’intervista. Ma non lo è stato (fortunatamente oso dire altrimenti avrei dormito al Palazzetto). Dunque veloce veloce (come un ‘primo tempo’ di Chiara Palazzolo) passo alla cronaca di un mercoledì di recupero da turno infrasettimanale. In una serata di pioggia. Dopo una giornata di lavoro. E io volevo fare pure l’intervista. Vabbè… Ci sta pure il fatto che le ragazze del Nola Città dei Gigli hanno vinto la loro settima partita consecutiva. Guagliù, ora è ufficiale: si tenta la fuga (grattetevi qualunque cosa, OK).

Politicamente scorretto. Il primo punto è degli scemi. Ma pure il secondo. E il terzo. Il quarto... oh!!!

Da dove vengono? Da Boscotrecase! Che ho scoperto il paese del pollastro allo spiedo. Come Mercato San Severino. Che per uno che sta digiuno alle 9 di sera… Altro che torroncini…

Il ruolo del centrale. Ma quanto caspita si muove il centrale? Ma non si stanca mai? E vai a destra. Salta. E torna al centro. Magari ri-salta. E poi a sinistra. Uaaa…. 

Mai dirmi di scrivere qualcosa. M-A-I. Questa volta ci passo sopra. Allora, una persona ha distribuito qualcosa in tribuna. E mi ha chiesto di citarlo. Guarda, io ho chiesto pure… mi hanno scritto "Gerry* Vincenzo". Mo non lo so… Io già è tanto quello che ho fatto.

Generosità. E comunque, ad onor di cronaca. Il Nola Città dei Gigli si coccola i suoi tifosi. Non solo coi torroncini. Negli intermezzi non manca mai qualche regalino per i più piccini. Mo a Natale, che fate? Io propongo un panettoncino (ecco questa è la volta che abbusco. Da direttore generale e vicepresidente. Sicurissimo).

Lo schiocco come marchio di fabbrica. Qualcuno dia un premio al libero D’Alessio. Magari dei manicotti giallo fluò. E soprattutto mi spieghi come caspita fa a rialzarsi dopo certi tuffi che si sente lo schiocco fino in piazza.

Droza nervosa e incazzata. “No. No.. Mamma mia signò. E che so stì pparole mmocca vuje (cit.)

Cori vintage. Cioè, le prime volte mi avete favorevolmente impressionato. Ma quando qualcuno ha intonato “una Drozina, c’è solo una Drozina” sono tornato indietro nel tempo. E mi sono sentito un “ultras degli anni 90” (cit.)

Cori vintage 2. “Olè olè olè Nola Nola”… Ok, la macchina del tempo proprio. Così siamo a fine anni ’80.

Catarìììììì. Ragazzi vi voglio bene. E mi siete pure assai simpatici. Però questa davvero non si può sentire. Fossi stata in Caterina Vecchione sarei scappata a piangere negli spogliatoi. Bisogna fare attenzione. Certe cose possono segnare a vita un'atleta.

Il cavo. Ma come, uno tesse le lodi (in pubblico e in privato) e voi che fate. Vi perdete per un cavetto. Per non parlare dell’andamento lento… Buuuu. Buuuu. (abbusco sicuro proprio).

Richieste. Restano quelle. Marcia di Radetzky, che è una vera e propria sfida (cioè voglio vedere se davvero lo fate). E l’Aida. Che mi inzama tantissimo.

La solitudine. Anche questa volta non voglio fare nomi. Ma la persona in questione forse capirà. Posso sapere perché ha visto la partita in tribuna sola soletta e lontana da tutti? Cioè, qua circolano foto del 2011 dove stava addirittura in console. E adesso… Mamma mia che fine abbiamo fatto...

La potenza nelle gambe. Ammetto la mia preferenza. Cioè, ma voi avete visto come prepara il salto quando fa il muro la De Martino. Cioè proprio Wille zur Macht (a proposito professore, perché mette in giro voci fasulle sulla sua quasi certa presenza al palazzetto? Queste cose non sono da persona seria quale siete)

PS. * In extremis mi dicono il nome: Gerry Cimmino. Ringraziate che oggi mi sento buono.


lunedì 27 novembre 2017

Nola-Castel San Giorgio: la musica è cambiata (e allora ridiamoci su o almeno proviamoci)



Mi sono divertito? Mmmm…. Mi sono intossicato? Molto. Ma molto. Cioè di più.

12 giornate. 12 punti. 3 punti dall’ultimo posto. 8 gol fatti. Che solo cinque squadre tra Eccellenza e Promozione hanno fatto peggio (con 7 reti realizzate). Eppure il Nola produce gioco. Crea azioni da rete. Quindi qual è il problema? La carne. Esatto. Per fare le salsicce ci vuole la carne. 

LA CAROTA
Nonostante l’emergenza in difesa la squadra ha retto bene. Sfido chiunque a presentarsi in campo con la difesa Vaccaro-Cossentino-Falivene-Gioventù. E a subire gol solo al 94’. In campo i giocatori hanno dato come sempre il massimo. Zaccaro si è preso sulle spalle l’intero peso dell’attacco lottando su ogni pallone. La squadra ha creato anche questa volta almeno 3-4 nitide occasioni da rete.

IL BASTONE
Il carniere è miseramente vacante. Dunque, inutile girarci attorno. Il problema è altrove. La squadra è stata costruita male. Mister Liquidato sta spremendo il materiale a disposizione come dei limoni. L’impressione è che ne abbia ricavato tutto il succo possibile. Che non basta neppure a fare un digerselz. Che pure servirebbe. Rosa corta. Elementi non all’altezza. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
L’ingresso dei nuovi soci arriva però al momento giusto. E porta tanto entusiasmo. Con tre-quattro innesti la situazione può migliorare.  Se prima era colpa del precedente allenatore. E poi era degli arbitri. Adesso di chi è? Cercasi ammissione di responsabilità (che sarebbe il minimo).

LA MUSICA E’ CAMBIATA
La musica è cambiata allo Sporting Club. Arriva Radio Punto Zero che allieta con il tunz tunz i momenti morti. E legge pure le formazioni.

La musica è cambiata. Peccato che le casse sono posizionate che neppure la “paratoia per regolare il flusso di uno scolo in un corso d'acqua” (va bene!!! Così non mi dite più che sono volgare). Le casse, due, che secondo me gliele ha prestate Feliciano, sono posizionate verso il campo. Dalle tribune laterali l’audio è di una qualità paragonabile a quella di un “organo esterno dell'apparato genito-urinario maschile, a forma di appendice cilindrica inserita nella parte anteriore del perineo”… e di scarsa lunghezza. Non si capisce nulla. Una roba tipo uaeuouaeoero Nola, uaeoero Castel San uaeuaeaoe. Non solo: il nulla ci ha pure l’eco. “Gaetà, ma da dietro le panchine si sentiva?” “Uà, Cenzò. Na bellezza proprio”. E che vuoi commentare. Si spera sia almeno stato a gratis. In una sola parola: GENI!!!

La musica è cambiata. I tifosi vengono accolti con le pastarelle. “Pasquà (Foglia, ndr), dici la verità. Ti sei messo qua vicino perché ti vuoi mangiare tutte le pastarelle”.

La musica è cambiata. Nel prepartita non si parla di stadio e tribuna coperta. Questa volta gli amici mi prendono pure per i fondelli. Cenz, oramai lo sanno tutti. E tu? lo sai chi c’è dietro? E se lo fa? Tu che fai?”. E tutti a ridere. Io pure. Ma per il nervoso. 

La musica è cambiata. Torna Vaccaro titolare. Recuperato in extremis. Questa volta viene schierato al centro della difesa. Considerando che quest’anno ha giocato pure come punta… gli manca solo di fare il portiere

La musica è cambiata. Colonna si divora un gol clamoroso nel primo tempo. Una roba talmente assurda che c’è chi pensa si tratti di un’allucinazione collettiva. E che il Nola abbia segnato e stia conducendo per 1 a 0. Mister Liquidato perde altri 3-4 anni di vita in una frazione di secondo.

La musica è cambiata. Aumentano le dosi di torroncini. Mario C. mostra a tutta la tribuna ogni torroncino che mi dà. Non sia mai che qualcuno osasse pensare che i torroncini se li mangia tutti lui, e io porto la nominata.

La musica è cambiata. Con il piccolo Antonio declassato a raccattapalle, è Mario C. a lanciare i cori. E uno su quattro parte pure.

La musica è cambiata. Sacco e Falanga sono fonte di tutte le bestemmie della tifoseria. Che alla fine uno neppure ci sta su a pensare. Basta pronunciarne solo in nome che a qualcuno parte random il chitammuorto.

La musica è cambiata. Il Nola gioca bene. Ma alla fine perde. Anche questa volta all’ultimo minuto. Dejavù. Nessuno negli spogliatoi però se la prende con l'arbitro.

La musica è cambiata. L’allenatore della squadra avversaria fa i complimenti al Nola. Che ha giocato benissimo. E il risultato più giusto sarebbe stato un altro. E alla fine il mazzo ti brucia il doppio.
La musica è cambiata. Mister Liquidato nel piazzale antistante gli spogliatoi a fine gara è verde di bile. Mi pare il grinch.E per questo lancio un appello ai tifosi con la campagna "Dona anche tu per un fegato nuovo a mister Liquidato". Dobbiamo organizzare una colletta che a fine stagione gli dobbiamo comprare un fegato nuovo. Per la convenzione con qualche ospedale per il trapianto no problem: me la vedo io.

La musica è cambiata. “Cenzò, la vuoi vedere la sede?”. “Eh. Gaetà. Mi serve pure per una foto. La mettiamo sul blog”. “E che vuoi fotografare, la sede?” “Noooo. Meglio a te”. (vedi foto) 

La musica è cambiata. “Che sfaccimma papà. Che sfaccimma papà. Che sfaccimma papà” (cit. C.C.). Ecco cosa succede a lasciare un figlio maschio vedere una partita con il papà e i suoi amici. 
Gaetano. "Vuoi fotografare la sede?" Cenz. "No meglio a te". La sede provvisoria del Nola.

lunedì 20 novembre 2017

Elena Drozina, la prima giocatrice nella storia del Nola che ha vinto Scudetto e Champions (e ha una pagina su wikipedia)



Tenete presente Lello Arena che intervista James Senese. Ecco, fortunatamente Elena Drozina non è James Senese e quindi non sono stato mandato a ‘quel paese’, anche se sono quasi certo che più di una volta avrà pensato ‘ma chist è pazz’. Soprattutto all’inizio (vero ehhh?). Lei comunque se l’è presa ‘p’ammor e ddio’ e alla fine sono riuscito a cavarne comunque qualcosa di accettabile.

17 minuti e 17 secondi (scaramanzia portami via) di intervista. Per cercare di capire chi è Elena Drozina. Mission impossible o quasi.  Io ci ho provato.

Il ritratto di ‘Droza’ (mi posso permettere?) uscito fuori da questa chiacchierata è quello di una atleta e palleggiatrice di altissimo livello. Una testa dura, nel senso che sa bene quello che vuole, decisa e in grado di fare scelte che ti cambiano la vita solo per ‘una parola data’. Ma nel contempo anche una grandissima professionista (nonostante la pallavolo sia uno sport dilettantistico), che porta a termine una stagione onorando ogni impegno preso nonostante difficoltà e problematiche varie. Che nonostante sia nata nel profondo nord (è di Trieste) si trova benissimo da noi, tanto da aver scelto Aversa come casa sua. Ho cercato pure di pungerla su tematiche quali “l’essere atleta-donna-mamma oggi” (lo so, lo so, sono un poco casatiello), e pure se le domande non sono state azzeccatissime e pertinenti (ancora, imbarazzato, chiedo scusa all’intervistata) qualche spunto interessante c'è stato.
E comunque se cominci una chiacchierata con una donna parlando di età anagrafica e proseguendo con ‘orologio biologico’ penso che già puoi ritenerti fortunato che non ti becchi una testata in faccia. Alla distanza credo, o forse ci spero, sia comunque riuscito a far venir fuori un po’ di Elena Drozina, quella vera.

GLI INIZI (O FRIDD NGUOLL PROPRIO)
Se una arriva a vincere Champions (più un’altra finale persa e la Coppa Cev), Coppe Italia, SuperCoppe e Campionati Nazionali, collezionando promozioni ovunque... ma soprattutto, se una arriva ad avere una pagina su wikipedia (la fonte misura di tutte le cose 'vere e famose') tu pensi minimo minimo che sia uscita dalla pancia della mamma palleggiando. E infatti…

A che età hai cominciato a giocare?
“14 anni”
Ehhh?
“Ma prima ho fatto sci e basket. Fisicamente ero già costruita. Ed ero abbastanza avanti anche per quanto riguarda l’aspetto atletico e aerobico”.
Si ma le basi, i fondamentali?
“Io sono una persona che quando mi attacco a una cosa la voglio a tutti i costi (anche io. Mi dicono che sono azzeccato, pure a te?). Per migliorarmi palleggiavo a casa con il muro tutti i giorni. Inizialmente giocavo come centrale, poi un allenatore mi ha visto troppo bassa e mi sono ritrovata a fare la pallegiatrice”.
14 anni gli inizi. L’esordio in serie A invece?
“A 15 anni (ngull). O meglio a 15 quasi 16, a Palermo (ahh vabbè, allora...). Ma ero nel gruppo, mica titolare (giustamente, immagino quante 15enni fanno l’esordio in serie A). Poi ho proseguito col Fano in A2 dove ero già titolare. Dopo a Montichiari, Bergamo e le vittoria in Campionato e in Champions, la Coppa Italia, la superCoppa…”

UNA STRADA LUNGA. FINO A CASA…
E poi? Come sei arrivata qui da noi?
 “Nel 2004 sono arrivata ad Arzano che faceva la A2. Siamo arrivati tramite i playoff in A1. Mi sono trovata bene, come posto dove vivere.. Li ho conosciuto Della Volpe che faceva il secondo. Con lui è nata una bella amicizia. L’anno dopo le nostre strade si sono separate ma abbiamo continuato a sentirci. Un giorno, quando giocavo a Loreto in A2 mi chiama per dirmi che allenava in B2 e dice: ‘se vado in B1 vieni’?’. E io, ‘guarda se vai in B1 ti prometto che vengo’. Ero in un momento importante della mia carriera. Alla fine comunque lui arriva in B1 e mi dice quasi scherzando: ‘allora che fai, adesso vieni?’. E io sono una persona che mantiene sempre la parola data. E rispetto i patti. E quindi ho lasciato Loreto per venire a Gricignano (ok, da Loreto a Gricignano… diciamo che ci vuole coraggio… e ti ho trattata. Ma, giuro, lei è davvero convinta di aver fatto una scelta ottima). Nonostante Luciano (Della Volpe, ndr) alla fine quasi si sentiva in colpa visto che rifiutai una richiesta importante da Villa Cortese, all’epoca tra le migliori società d’Italia. Comunque, rispetto il patto e vado. Vinciamo il campionato e andiamo in A2. Poi proseguo ad Aversa, sempre in A2, dove facciamo degli ottimi campionati. E dopo un’esperienza, l’anno scorso in D come allenatrice giocatrice, eccomi a Nola”.
Dunque da Trieste, profondo nord, fino a Nola passando per…
“Aversa. Vivo ad Aversa (maronn, la polacca… ma a torta però). Qua sto benissimo. Trieste è una città bellissima. Lì c’è la mia famiglia. Mia madre, mio fratello con il mio nipotino. Io però qua mi trovo davvero bene. Al Sud c’è più calore, su è diverso. Siamo un po’ più freddini (no, no, no… ti prego, stavi andando benissimo. Almeno non ha detto se uno cade a terra lo alzano…)

ULTIMA FERMATA: NOLA
Poi sei arrivata qui?
“Nola è una società organizzata davvero molto bene, di ottimo livello. Qua in Campania penso che Nola sia il top come organizzazione. Anche durante gli allenamenti, siamo sempre seguiti dalla dirigenza”. (…)
Una squadra costruita per vincere il campionato, o almeno per provarci…
“Ci devo essere basi importanti per raggiungere certi risultati. Non è che fai una squadra di ottimo livello e poi vinci per forza. La società alle spalle è fondamentale. E anche il gruppo è fondamentale. Dalle più esperte alle più giovani. Stare in un gruppo costruito per vincere deve essere un onore per tutti”.
Cosa ti aspetti da questa esperienza…
“eeee… Di continuare come stiamo facendo… mmmm…. Di crescere come squadra… Alla fine i risultati arriveranno…” (il tono è quello di “guagliò, ma che ti devo dire”… Comunque colpa mia, colpa mia. Domanda stupida. Alzo le mani)

COME SI PONE IL PERSONAGGIO DROZINA NEI CONFRONTI DELL’ESSERE DONNA E ATLETA OGGI…
Ok. Ci mancava solo il “nostro” ed ero Lello Arena pari pari nell'interpretazione di un giornalista ne "Il caffè mi rende nervoso". Ebbene sì, lo giuro: questa è stata la mia domanda di esordio. Potete immaginarvi uno che, già fondamentalmente timidissimo, cominci a parlare con una campionessa che neppure sa chi sei con robe tipo “giocare ancora alla tua età” e “difficoltà di un atleta-mamma oggi”… Pure qua, o fridd nguoll, ma per la figura di merda azzeccata. Vabbè, fortunatamente sono trasparente e alla lunga, dopo un attimo di sbandamento iniziale mi/ci siamo ripresi. Ma dallo ‘scuorno’ per parecchio tempo non sono riuscito con lo sguardo ad andare oltre le sue ginocchia. 

Allora, andiamo subito al dunque. La pallavolo sta alle donne come il calcio sta agli uomini. Tra tesserati e praticanti in Italia il volley è lo sport numero uno tra le donne. Eppure sono ancora tanti i passi da compiere. Il primo riguarda il professionismo. Stando ad una legge vecchia come il cucco (1980) la pallavolo maschile e femminile non viene indicata tra gli sport professionistici. Considerando poi che si tratta di femminile, figurarsi quanto meno a parlarne. Eppure nel 2017 lo sport donna per eccellenza (non c’è contatto fisico, non c’è contatto fisico*) viene confinato, sulla carta, ancora nel mondo dei dilettanti. Con tutta una serie di problematiche discriminatorie (e permettetemi, per le donne valgono doppio rispetto ai colleghi uomini). Potrei affrontare il discorso dei contributi, dei cartellini, ma sono in vena di figure di merda e allora inutile perdere troppo tempo: per una donna che vive solo di sport è abbastanza problematico ragionare sulla maternità. Cioè, senza neppure essere professioniste, non c’è la minima tutela. Come la mettiamo in questi casi?
“Niente… C’è poco da dire: non abbiamo nessuna tutela. Purtroppo è così” (sguardo gelido… penso, mo abbusco. Ma veramente)
Un problema per un atleta si rischia di fermarsi per più di un anno… (Ecco, qua è quando Droza ci chiarisce perché a partorire sono le donne e non gli uomini)
“No, quale un anno (ecco, finalmente…). Al massimo ti fermi 9 mesi. Ma esagerando. Io ho avuto la fortuna di giocare con la campionessa cubana Mireya, l’attaccante più forte al mondo credo. Se non sai chi è puoi vedere su wikipedia. (Proprio lo scuorno in faccia... e grazie COM'E' UMANA LEI). Ha giocato fino al settimo mese (ehhh?). Poi ha partorito all’ottavo mese ed è tornata subito a giocare. Quindi in pratica è stata ferma un mese o poco più”.
Una questione comunque da risolvere…
“Già. Il professionismo arriverà. Con calma… arriverà”. (dice con la consepevolezza di chi la sa lunghissima… Poi ride. E penso che un poco mi prende per i fondelli).

All'intrasatta bussano alla porta. L’allenamento sta per iniziare. Anzi è già iniziato… E a me restano ancora in mano due domande. Il motivo per cui sceglie sempre il numero 4 e se ha mai visto la Festa dei Gigli (e ovviamente cosa ne pensa). “Mannaggia la miseria” (cit. Sofia).

ATTENZIONE (mo mi scordavo): Elena Drozina è la prima atleta in 10 anni di storia del Nola Città dei Gigli presente su wikipedia. Indipercui: comunicatori del Nola Città dei Gigli provvedete ad aggiornare la pagina. E pure la foto che, con tutto il rispetto, fa sc… non è proprio il massimo.


PS. Devo ringraziare l’amico-collega Nicola Alfano per la disponibilità prestata. Ma stia tranquillo che altre ne seguiranno (mi piacerebbe fino a maggio sentire tutte le ragazze del rooster e prenoto già la prossima: Tonia De Martino). Di interviste e rotture di scatole. Ecco ora mi puoi bestemmiare addosso. 
PS 2. Amanti calciofili, giuro: la prossima volta tocca a voi.

*Attenzione: il contenuto di tale affermazione è ironico. 

Ma non è troppo bella 'sta foto? Tra le tante è quella che mi è piaciuta di più. Come si dice: Leonardo ha mis a copp