lunedì 22 novembre 2021

La lumacona rosa gigante (ovvero una storia di cuore e di coraggio, ma anche di fango, cacca, burattini e soprattutto burrattinai-aio)

 “Vedete questa lumaca: è un’opera d’arte. Bambini (lo so, lo so…) questa è un’opera d’arte”. In un freddo mercoledì di inizio dicembre (il 7) del 2016 con queste parole l’assessore ai BBCC Cinzia Trinchese  presentava la chiocciola gigante simbolo della Cracking Art alla città di Nola. Presenti, alle ore 11 in Piazza Immacolata (all’anagrafe Piazza Matteotti) una scolaresca di bimbi infreddoliti che si domandavano cosa fosse quella gigantesca lumacona rosa in realtà furia ma per alcuni magenta (only Pasquale Conventi can solve the mystery of the exact pantone). La posizione: strategica. Alle porte del centro storico (precisamente all’incrocio con via On. Napolitano, di fronte edicola Ruocco). 

IL PARTO. Sgravava così, in ritardo sui conti, dopo quasi un anno, uno dei progetti approvati nel bilancio partecipativo del dicembre 2015 (determina n. 1820 del 16 dicembre del  2015 “Bilancio partecipativo 2015 - Impegno di spesa"). All’interno della determina, venivano riportati tutti i progetti approvati (per un totale di 491mila e passa euro). Tra quelli ammessi al finanziamento, in quota all’assessorato ai BBCC, quello proposto dall’Associazione Pandora (tra i soci Alessio Scala): “Nola in Arte - Installazione della Cracking Art Group, mostre varie” veniva finanziato per 14mila euro pricisi pricisi. Acque rotte tra fine ottobre e inizio novembre con una mostra di Cracking Art “Alma Materia - La scultura, dentro e oltre la materia” (a cura di Frosini e Gagliardi) nei locali del Convento di Santo Spirito (‘e carcer’). Esattamente un mese dopo veniva presentata alla città la lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta. Per la gioia, non scherzo, di tanti bimbi. Zio Salvatore, non scherzo, dall’alto ha sempre espresso in modo colorito qualche personale perplessità.


LA CRESCITA. Nonostante la simpatia che suscitava un po’ in tutti, le perplessità di zio Salvatore si rivelavano fondate (la saggezza degli anziani), e la lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta, diveniva presto oggetto di scherno da parte di tanti piccoli lazzari locali. Bullizzata, maltrattata, spesso con violenza, a testarne resistenza fisica e morale, la lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta resisteva bonariamente indomita per due lunghi anni. Una resistenza che la fece entrare nel cuore di tanti, soprattutto abitanti che si affacciavano sulla Piazza (e forse, ma solo forse, pure a zio Salvatore). 


IL TRASLOCO. All’intrasatta uno si sveglia e non trova più la lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta. Addò sta, se ne è fujuta. Sann’arrubbat a lumacona. E invece nulla di tutto questo. Dove non erano riusciti teppisti e figlendrocchia (sempre criaturi sono) era riuscita la Festa dei Gigli. Su richiesta dei vigili urbani, in ossequio dei nuovi regolamenti sicurezza per la festa dei gigli, una mattina presta di giugno (esatto, quann o sole accarezza na cimm), i vigili urbani agli ordini del “comandante, comandante, si sente male, comandante (la STORIA di Nola su rete 4)” Luigi Maiello autorizzarono e addirittura vigilarono le operazioni di disinstallazione della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta per spostarla e posizionarla in modo assai, ma proprio assai, precario sotto degli alberi di fronte ad una corsetteria poi diventata sushi bar (zio Salvatoreeee) per far posto ad un palco ai lati del giglio del calzolaio. Nun sia mai qualcuno si sarebbe dovuto rovinare o mese e giugno. Qualcuno, anzi più di qualcuno, protestò per lo stupro. I maestri di festa del Calzolaio (famiglia Mauro), dopo numerose proposte, si adoperó, a proprie spese, per fissare al suolo l'opera d'arte. All’epoca, fortunatamente, “IL GRUPPO” non era ancora (o forse non lo si vedeva) quella macchina del fango (e merda) diventata poi con il beneplacito e la complicità della Nola bene e pure di quella male. La lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta dopo la festa non tornò più al suo posto. Il trasloco forzato l’aveva cambiata. Non era più la stessa. Nel fisico, nella mente, nell’anima.


LA MORTE. E proprio un anno dopo, il 25 maggio del 2019 (già, poco prima dell’inizio dei festeggiamenti per il nostro Santo Paolino), la lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta perì. Violata con troppa facilità (anche a causa della pessima installazione bis del giugno 2018) rimase a terra morente nell’indifferenza generale fino alla definitiva distruzione da parte degli operai del Comune di Nola. Perchè i bambini forse l’avranno capito che quella era “un’opera d’arte” ma i grandi invece (nun guarda a parol guarda a man). Tutto finì nell’indifferenza quasi generale. Pure de “IL GRUPPO” meglio conosciuto come l'opera dei pupi. Già, ma allora “IL GRUPPO” dove stava? Con chi stava? Nessuna DENUNCIA SOCIALE acchiappa click per la vecchierella che vive lontana e non può uscire e condividi e scrivi amen che se no Gesù piange? Ed evidentemente gli amen dovettero essere molto molto pochi, perchè se a Nola quasi nessuno ne pianse, immagino Gesù… Tra quei pochi anche quelli che espressero una qualche perplessità (lo so che pensate a zio Salvatore) quando venne installata. E proprio quei pochi decisero che no, la storia della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta, non poteva finire così.  


LA RINASCITA. Fu allora che entra in gioco, a gamba tesa ma senza fallo (perché ha preso la palla), Campo dei Fiori. E Giacomo De Sena. I social si dimostrano ancora una volta aggregatori di idee e proposte e fattiva collaborazione. Con la massima trasparenza (VEDI FOTO 5) viene presentata richiesta al Comando dei VVUU del Comune di Nola. Viene scritta con le mani e in lingua italiana (LEGGI CONTENUTO FOTO 5) e ad essa viene allegato progetto di ristrutturazione (vedi FOTO 6) di Nunzio Meo e dell’Architetto Mollo e di Piccolo. La lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta, o meglio quello che gli operai del Comune aveva lasciato intatto, la testa, trovava posto a Campo dei Fiori. Per uno strano scherzo del destino, la testa della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta provava a rinascere in un luogo dove rinascono tanti ragazzi, perché “nel recupero della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta oltre che un gesto civile c’è tutta la missione di Campo dei Fiori, quella di recuperare delle opere d’arte (i ragazzi) che dei balordi hanno spezzato” (Domenico Manganelli e non potevo assolutamente lasciarmi sfuggire una perla del genere). Con il tempo, di mezzo ci sono anche due cazzo di lockdown, l’interesse iniziale è andato scemando, anche a causa delle non perfette condizioni di salute di uno degli ideatori. Quello che resta della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta ora ha trovato casa e tanti nuovi compagni, che spesso vanno e vengono, ma che sicuramente le vogliono più bene di tanti nolani. Secondo me è davvero felice, forse pensa di essere nel paradiso delle lumacone rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta. Forse è davvero così.


THE END. Questo scritto è un atto dovuto. A due persone. La prima, Giacomo De Sena detto anche “le lote” (ma perché plurale Giacomo, ma quanti siete dentro di te), che alla mia richiesta di informazioni non ha esitato a fornirmi tutta la documentazione, foto comprese, spiegandomi nei dettagli la situazione e aiutandomi a ricostruire tutta la vicenda. Giacomo dice che è sempre a disposizione per un eventuale recupero completo della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta. La lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta 


LA MERDA. Poi c’è la seconda. Non devo insegnare nulla a nessuno. Io “faccio mozzarelle” (cit. Sofia) e mi diletto a impaginare sport vari (10 pagine nel fine settimana, e poi sbaglio la giornata nella classifica di Lega A Basket, ma come cazzo si fa… scusate dovevo sfogare). Ma mi si torchino ‘e ntstin quando si vuole far passare la cacca per informazione. Stile Iene, anzi no sciacalli (che ci stanno gli sciacalli in Barbagia?). Dall’altra parte in Sardegna, esattamente tra i boschi del Gennargentu, in Barbagia, c’è chi fa denunce sociali ma solo quando gli conviene. Solo quando gli inviano le foto. Solo quando qualcuno (chi sarà questa volta the master of the puppets, io una mezza idea ce l’ho, voi?) ti dice quanto è costata la lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta, nel dettaglio 8mila euro (ma come lo sanno se i documenti pubblici parlano di 14mila euro di progetto, che forse forse qualcuno che ben sa ha suggerito?). E perché sta denuncia solo dopo l’ultimo Consiglio Comunale? E’ successo qualcosa nell’ultimo consiglio comunale? Sicuri? Ed è così grave da gettare tanta cacca sulla gente (ma allora siete proprio gente di cacca)? Forse che è una denuncia sociale telecomandata? Chiedo per un burattino barbagianni. Eppure bastava poco, bastava contattare Giacomo e chiedere. E invece no. La solita macchina del fango (e della merda). Su suggerimento altrui, perché i barbagianni, gli abitanti della Barbagia, sono solo copia e incolla e cape di legname che scrivi amen se no Gesù piange. Ma che vuò fa… Per fortuna stiano a Nola e certa gente sta solo in Barbagia. Che culo è…


P.S. Ne Guido Pà, tu mo ti pensi che Nola ha vinto la Coppa Italia per la seconda volta e qua nessuno fa un articolo? Nun l'ia mai pensà. A scoppio ritardato, ma arriverà...


FOTOGALLERY


FOTO1. La lumacona rosa in realtà fuxia ma per alcuni magenta in Piazza Immacolata, nella sua posizione originale.


FOTO 2. La lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta dopo che viene distrutta da vandali nolani nel maggio del 2019


FOTO 3. Gli operai del Comune di Nola (si cazzo, del Comune di Nola) pongono fine alla vita della lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta facendola a pezzi


FOTO 4. La lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta raggiungge il paradiso delle lumacone lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta


FOTO 4. La lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta raggiungge il paradiso delle lumacone lumacona rosa in realtà fucsia ma per alcuni magenta 2


FOTO 5. La richiesta al protocollo scritta in italiano da Giacomo De Sena e da Campo dei Fiori


FOTO 6. Piccolo, Mollo e Meo con il progetto originale per provare a ristrutturare la pedana.






venerdì 29 ottobre 2021

Mo ven' Natale - zan zan (ovvero la forma sarà sostanza?)

 Questo scritto nasce spontaneo dalla pubblicazione di un post sulla pagina Fb della Fondazione Festa dei Gigli in cui si legge il programma natalgiugnocapodannoannoversariodellunesco nolano. Anche perché la Fondazione, con un colpo di mano, è passata dall’organizzare eventi nel giugno nolano al Natale dei Nolani, con annessa mazza allerta nell’anfitrione del Comune che (spoiler - saltato il rivestimento tutero e ombrello, verrà addobbata a mo di albero di Natale) presentata dall’associazione capadilegname (per restare in tema). 

Comunque, pare che la Fondazione dopo un giugno in cui sono volati paccheri (virtuali) tra Argenziano e l’Assessorato ai BBCC, che vedeva attori non protagonisti sindaco, delegati e consiglieri al seguito, abbia ritrovato rinnovata vitalità in vista delle festa più importante per la città: il natale, o meglio, il Natale dei nolani. 

Tralasciando un giudizio sulle iniziative proposte (in fiduciosa attesa di determina) mi preme precisare che eventi in merito all’anniversario del (5 secondi di pausa e musica zan zan zan) sigillo Unesco sono più che legittimi, tutt’altro, e quello legato alle bandiere mi piace tanto tanto (sperando raggiungano anche la perifieria) ma resto sempre dell'idea che la forma è importante tanto quanto la sostanza (perché Natale Nolano e Festa dei Gigli, sono come io e la dieta, come può testimoniare Pasquale Foglia, a proposito ma giovedì tu vai che vengo pure io). Perché la forma è sempre sostanza. 

E proprio perché la forma è sempre sostanza, mentre mi rileggevo il nuovo statuto della Fondazione (aprile 2018, ultimo atto del Biancardi Bis), mi sono andato a leggere l’articolo 19.

Articolo 19 che recita testuale. “Nel caso di mancata nomina di alcuno dei membri del consiglio di amministrazione questo ultimo si riterrà validamente costituito e nella pienezza delle sue funzioni qualora siano stati nominati e regolarmente in carica almeno cinque dei suoi componenti”

“Ogni qualvolta venga meno un componente del Consiglio di Amministrazione  si fa luogo alla sostituzione da parte del soggetto legittimato, secondo i criteri di cui ai precedenti commi”.

La domanda è, anzi le domande sono: Argenziano si è dimesso solo dalla carica di presidente della Fondazione o anche da quella di membro del cda? E se Argenziano si è dimesso dal cda come fa quest’ultimo ad operare nella pienezza delle sue funzioni visto che i componenti in carica sono quattro? E se i componenti sono quattro come possono riunirsi e prendere una qualunque decisione, anche quella ultima, di organizzare eventi per il natale nolano o dei nolani o bruniano? 

La risposta è, anzi le risposte sono: boh? vabbè, Viciè, ma tu che vuò, nuje stamm a Nola.

E questo è quanto. Grazie a tutti. Buona serata.




martedì 15 giugno 2021

Nola c'è, ancora una volta (siamo di nuovo i campioni d'Italia e qualcuno lo doveva pur raccontare)

Il Nola Città dei Gigli ha vinto per la seconda volta il campionato italiano di sitting volley. Una vittoria pesante e importante. Perché se vincere uno scudetto non è mai facile, figurarsi ripetersi (dominando). Impresa a suo modo storica per la città di Nola che, nella sua storia sportiva mai era stata campione d’Italia due volte consecutive in qualunque sport e in qualunque categoria. E mai era stata campione d’Italia con una prima squadra. La possibilità di accedere ad una ‘Champions League” a me, personalmente riempie d’orgoglio cittadino. E credo dovrebbe essere così per tanti. Vincere poi contro realtà quali Roma, Parma, Fermo, più solide economicamente e con strutture senza dubbio più attrezzate dovrebbe rendere l’idea che quanto compiuto dal Nola Città dei Gigli e suoi ragazzi è qualcosa di veramente speciale. Frutto di sacrifici, lavoro, impegno…


“Aoooo… Ma c’ dic’ semp’ ‘e stessi cose. Questo lo hai già scritto….”

Ehhhhhh?

“Sce, sono io. Hai visto la partita ieri. Qua nu feston”


E io veramente me lo immagino, entusiasticamente coinvolgente. Pure dall’altra parte. ‘Ja ja, jamm bell. Che gioca il Nola Città dei Gigli. Sta a partita ja. Dall’altra parte stanno Roma, Parma, che hanno mille e mille santi in paradiso. Vediamo di fare bella figura’.

E già immagino nu burdell’ ‘e gent’ di Nola, su una tribunetta messi in piedi per l’occasione. ‘Ma stann e gigl?’ Dice qualche vecchietto. “Aeeeeeeeee. Nola Città dei Gigli. Sitting volley. A pallavol. Sedetevi qua che vi spiego io come funziona”.


C. È andata così?

A. “Di più, di più. Nun se capev’ niente. Ci stavamo facendo cacciare tutti quanti. Nu burdell’ ‘e pazz’. Canzoni dei gigli, l’Inno di San Paolino. Avimm arrevutat’ tutt’ cos’. Qua si festeggiano alla grande le cose belle e importanti che riguardano la nostra città. E voi?”

C. Qua sta il covid. Dobbiamo stare attenti

A. “Aeeeeeeeeeeeee”

C. Comunque buonasera

A. “A te. Allora ti pensavi che te la scampavi. Come abbiamo siamo campioni d’Italia per la seconda volta e tu non scrivi niente. Qua se non scrivi tu non lo fa nessuno?”

C. Eh, ste cose le facevamo insieme. Eri tu spesso che fornivi gli spunti…Mo sto sul io”

A. “Ja, nun fo scem. Ma quale sul tu…”

C. Ok ok. Allora, da dove cominciamo?

A. “Ti ho mai raccontato che quando ero ragazzo noi ci incontravamo…”

C. Si Andrè, fuori alla palestra. Sul muretto, vi davate appuntamento alle 6 e alle 7, poi sulla tribunetta e che la pallavolo ha fatto conoscere tanti di voi, che sono nate delle coppie… Ma può mai essere ca ogni vota che dobbiamo scrivere qualcosa sul Nola Città dei Gigli e sulla pallavolo mi devo sentire questa storia. Lo so, me lo avrai ripetuto almeno cento volte. Me lo ricordo bene il fatto…”

A. “Vabbuò, allora non dobbiamo raccontare tutta la storia della pallavolo nolana e di Guido Pasciari. Scriviamo solo che il Nola Città dei Gigli ha vinto lo scudetto di sitting volley…”

C: Per la seconda volta consecutiva.

A. “Abbiamo schiattato la capa a tutti quanti”

C. Oh, mica si può scrivere…

A. “Ma è vero però”

C. Eh…

A. “Allora scriviamo che il Nola Città dei Gigli di Sitting Volley è così forte che può pure permettersi Alfredo Diana”

C. Che ha pure giocato in final six e ha fatto un punto nella prima fase…

A. “Lo so meglio di te, guarda che io me vvec ‘e partite. Mo me pozz vedè tutte quante. A differenza tua che devi aspettare. Io sto in diretta live”

C. Quindi hai visto Alfredo fare punto e giocare in semifinale

A. “Giocare mò. Non esageriamo. È entrato”.

C. Però lui ha vinto un altro scudetto, è campione d’Italia per la seconda volta

A. “Io pure ho vinto”

C. Certo. Tutti i nolani hanno vinto. Il Nola Città dei Gigli rappresenta orgogliosamente la città. Tu sai che….

A. “No, no. Tu non c’eri. Io veramente ho vinto una medaglia. Campione regionale di sitting volley. Femminile. (ride) Quando ci riesce Alfredo me lo fa sapere”

C. Dai che non te lo aspettavi. Si cuntent…

A. “No, m’agg pigliat collera. Ma che domand fai. Ma che giurnalist Si… Vabbè, mo scriviamo serio. Tu hai capito che significa vincere un campionato italiano per la seconda volta consecutiva. Mica è semplice, pure nel calcio…”

C. Vogliono diventare la Juve del sitting volley italiano, mi verrebbe da dire

A. “Lo hai detto tu eh”

C. Eh ma me lo hai tirato di bocca.

A. “Mo veramente basta. Uno dovrebbe raccontare i sacrifici che ci sono dietro queste vittorie. Soprattutto in un periodo come questo. Dobbiamo scrivere che i successi si programmano, che c’è un progetto e si lavora tanto. Ci vogliono tante risorse, economiche e umane. Poi non ci scordiamo degli sponsor (Cenzò chist ann niente mandorle eh, e ride di gusto) giusti devono sposare un progetto serio. Niente progetto, niente sponsor. 

C. Sce, questo l’ho già scritto (rido)

A. “E poi sta Guido. Tu lo sai che quando ero ragazzo…”

C. Si Andrè, lo so

A. Ah ah ah l’ho detto apposta… Sta Guido che veramente lavora tutti i giorni per queste cose. Per lui Nola viene prima di tutto. E’ il suo orgoglio più grande. E dovrebbe esserlo per tutti. Cioè, quello è uno che ha fatto i campionati del mondo con la nazionale di sitting volley. Ha vinto medaglie, andrà alle paraolimpiadi. E invece la cosa più importante è Nola e il Nola. Tu non lo sai, ma uno deve allestire una rosa, con dentro pure Alfredo Diana, organizzare gli allenamenti, dove viene pure Alfredo Diana, e le strutture… (Eeh vist o camp alla Giordano Bruno eh… Ti ricordi quando andammo a Pomigliano e ne parlammo. Mo pure noi lo teniamo uguale”

C. Quasi uguale…

A. “No no, uguale. Nun fa semp o scem. Uno poi si aspetta sempre di vincere, ma mica è così facile. Vedi il ‘maestro’ quest’anno che ha combinato, dingell a Sorrentino

C. E mo che centra…

A. “Centra centra. Lui centra sempre”

C. Comunque la squadra è davvero molto molto forte. Non hanno perso un set. Sportivamente parlando penso sia un record che resterà nella storia. Hanno vinto anche il premio di miglior giocare del torneo…

A. “E mo che ti dovrei rispondere. Lo vedi che pure tu sfruculei la mazzarella…”

C. Vabbè, dovevamo fare un articolo che esaltava la vittoria e invece…

A. “E invece che. Guarda che qua si può festeggiare senza problemi. Queste cose le guardiamo e siamo tanto tanto fieri ed orgogliosi. Pienz a un certo punto dalla gioia per festeggiare volevamo pure alzare un giglio. Però poi veramente ce ne cacciavan a tutti quanti”.

C. So contento assai. E mo…

A. “Ci sentiamo al prossimo articolo”

C. Quale?

A. “Ehhh, aspiett aspiè…”







sabato 16 gennaio 2021

"If you write it, he will come" ("se lo scrivi, lui tornerà")

Spesso era anche in circostanze come questa che arrivava il tuo sollecito. “Sai che ho pensato, che putiss scrivere qualcosa. Quella era una persona…” e giù ad elencare qualità e a raccontare aneddotti di vita vissuta di cui spesso eri stato testimone. Cose che io adoro o adoravo, non so neppure come si dovrebbe dire…

E adesso mi immagino che, sorridente come al solito, mi dici “Ne comm’è, a tutt quant e proprio a me, manc doje righe”.

“Aeee. Ma è adesso è tosta veramente. Non ce la faccio. Non ci riesco. Non sarei capace. Troppo il dolore”.

“Jamm. Non fare lo scemo…”

...

Nola è una città strana. Ti entra dentro, come il sangue nelle vene, da quando nasci. Io non lo so. Sarà l’aria che respiri, il senso forte assai di comunità che solo una cosa potente come la Festa dei Gigli può trasmettere, saranno i nonni e i genitori che consciamente o inconsciamente ti passano quel valori, o meglio quei valori, che noi chiamiamo “nolanità”. Credo sia una cosa unica al mondo che “solo chi ten o sang nulan sti cos po’ capì” (Hai visto ho messo pure una citazione di una alzata anche se non arriverò mai al tuo livello in questo).

Andrea era un nolano vero. Ma no di quelli che si riempiono la bocca con Nola. Le tue azioni, il tuo modo di vivere, di essere padre, marito, amico, cittadino, erano esempio vivente di quello spirito, di quei valori paoliniani che tanti, troppi neppure sanno cosa rappresentano.

Gigliante unico, prezioso e raro. Sempre disponibile con chiunque avesse bisogno, a partire proprio dalla tua città. Che, prendendo in prestito delle parole, hai senza dubbio contribuito a rendere migliore di come l’hai trovata.

Legato in maniera indissolubile alla tua paranza, eri voluto bene, oserei dire amato, anche dalle altre. Gran maestro dell’ordine dello sfottò, principe di musiche e canzoni (davvero un conoscitore di testi unico, ma in pochi lo sanno, cazzo come mi mancherà sta cosa, a chi chiederò adesso) ricordo come fosse ora la splendida giornata di Giffoni. Quando, occasione unica per due amici che vivono la festa sotto al giglio h24 e con due paranze diverse, riuscimmo a stare insieme avanti a sinistra, quella che era o è la nostra posizione. Amavi la festa, che vivevi in ogni suo momento. Tutto l’anno. Non c’era evento, comitato, associazione a cui tu non partecipassi fattivamente, dall’organizzazione al resto, senza mai, e dico MAI, appuntarti medaglie al petto. Ti bastava rendere felici gli altri, tutti, e creare qualcosa di “valori” per la comunità. Senza neppure starci a pensare o a filosofarci su troppo (tante volte solo la tua immensa bontà e amicizia credo abbia impedito di mandarmi a quel paese). Perché tu eri così.

Ci univa anche l’amore per il calcio. Dallo Sporting al Nola. Quello che ci faceva stare insieme ogni domenica. Quello di qualche trasferta. Di qualche mangiata (che parlavamo delle trasferte in base a come o a cosa si mangiava). Quello degli sfottò con gli spettatori. Quello di quando ci stavamo, anzi TI stavi, vattendo con un genitore di un calciatore (di Cimitile, ah ah ah) del Picerno. Quello di quando ti volevano arrestare, sempre a Cimitile, e ci eri quasi riuscito, nonostante il Prof. Quello dei tuoi racconti di eventi storici, che ascoltavo sempre con immenso e infinito piacere. Quello del ricordo di Nuccio.

La pallavolo poi ha rafforzato tanto la nostra amicizia. Cinque anni vissuti sulle gradinate. Tre, a volte quattro, posti in due (perché per personalità ingombranti un seggiolino non è sufficiente). Mille i ricordi. Quello di quando vincemmo il campionato di C, delle tue lacrime che io mai, mai, mai, potrò dimenticare (perché nessuno se ne accorse ma io, vicino ate, lo vidi che piangevi). Quello di quando a San Salvatore Telesino stavi facendo appicciare a Carmine Sorrentino (“io nun m’appiccic po’ pallone maggia venì appiccicà pa pallavolo). Quello di quando andammo io, tu e Antonio a Napoli, che pioveva forte, fuori e dentro al campo. Quello di quando decidemmo: siamo una tifoseria e dobbiamo avere il nostro striscione. Brigata Torroncino. Saremmo dovuti essere presenti comunque, tra qualche giorno. Tu mi chiedevi come e io, che avevo la soluzione pronta, non ho neppure avuto il modo di dirtelo. Avrei voluto farti una sorpresa. E invece l’hai fatta tu a me. Sai, non sarà facile tenere quattro posti da solo sugli spalti. Ma sai che ci proverò ogni volta.

L’amore per Nola e per il Santo, portava a farti compiere azioni di gran bontà. Penso alla raccolta per le persone bisognose durante il lockdown, penso alla calza per l’ultima befana per i bimbi in difficoltà, penso alle infinite raccolte di fondi per cui ti davi sempre, sempre, un gran da fare. Senza medaglia. Solo per amore.

Amico unico, raro, prezioso. Per me, per tanti. Eri spesso il collante tra tante anime diverse che in te si ritrovavano sempre all’insegna della gioia e della spensieratezza. E anche grazie a te che ho potuto far crescere amicizie che per me sono diventate importanti. Le tue videochiamate sono state “vitali” in questi giorni un po’ così di lock down. 

Gran mangiatore dell’ordine di  Gran Croce, eri tra i pochi a tenermi testa. Ma pochi sanno che, più che mangiare era il convivio che ti rendeva felice. Lo stare insieme a tavola con le persone a cui volevi bene. Tra i ricordi, una mega fagiolata a casa tua (che avremmo dovuto ripetere da me – quante volte ce lo siamo detti – quando sarebbe finito tutto).

E niente. Ora mi devo fermare perché la testa scoppia e ed esco pazzo. Davvero non so come ho fatto ad arrivare fin qua…

Hai visto, perché non volevo scrivere. Sapevo di non essere capace di raccontare agli altri così bene la grandezza di una persona come te. E per lenire il mio dolore sarei finito a raccontare altro. Sai, tante volte avrei voluto avere la tua pazienza (che non è vero che non ti arrabbiavi mai, tu ti incazzavi malamente proprio, solo che dopo un poco ti passava e l’amore aveva sempre la meglio su qualsiasi cosa), il tuo sorriso contagioso, la tua capacità di amare e farti amare senza condizioni.

Adesso non so quando ci rivedremo, ma so che prima o poi sarà così. Nell’attesa, stai tranquillo, rispetterò ogni tua consegna. Anche perché se non lo farò verrai a ricordarmelo da dovunque tu ti trovi, pure se è dall’altra parte. Spero di essere degno, nella parte restante della mia vita, di essere stato amico di una persone eccezionale come te. Non so se ci riuscirò, quello bravo in queste cose eri tu, mica io.

Ti amo e ti amai, Nola mia.


Io, te e la pasta e fagioli. Foto scattata per far "sfruculiare" un'altra persona, lui sa chi è