venerdì 20 febbraio 2015

Ehhhhhhh già... è tutta colpa degli ultrà!!!


Ehhhhhhh già, è tutta colpa degli ultrà. Ehhhh già... La rete, e i social hanno già emesso la sentenza: ultras olandesi sporchi, brutti e cattivi. Certo, le devastazioni non hanno giustificazioni ma... la prefettura e la questura, con forze dell'ordine annesse e connesse dov'erano? Quale ruolo, o meglio, quale NON RUOLO, hanno avuto in tutto ciò? Il prefetto e il questore di Roma CHIIIIIIIIIIIIII? Gli stessi, Pecoraro e D'Angelo, che hanno sulla coscienza Ciro Esposito? Gli stessi che non sono stati in grado di garantire l'ordine pubblico a Roma prima, dopo e durante la finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina di un anno fa? Gli stessi che hanno rapporti con il mondo di sopra, con quello di sotto e soprattutto con "IL MONDO DI MEZZO"? Gli stessi che, per l'ennesima volta, non sono stati in grado di garantire l'ordine pubblico prima durante e dopo la partita di Europa League Roma-Feyenoord? In un PAESE CIVILE questi due elementi al massimo potrebbero fare gli uscieri in prefettura. E comunque se tre indizi fanno una prova, quattro sono più che sufficienti per mandare a casa coloro i quali (prefetto e questore) non sembrano, anzi non hanno, le capacità necessarie per svolgere il proprio compito: TUTELARE L'ORDINE PUBBLICO. In un paese normale già un anno fa sarebbero arrivate le dimissioni. Oggi invece TUTTO TACE. Renzi e il ministro Alfano cosa aspettano a prendere provvedimenti... Ehhh già, è tutta colpa degli ultrà!!!
Mi viene da pensare (e per fortuna non solo a me) che almeno questa volta rom, negri ed immigrati l'hanno scampata bella. Non oso immaginare se i protagonisti delle devastazioni fossero stati loro.
Dalla rete NOLANA e PALLONARA è emersa una cosa interessante assai: che a Nola non sarebbe mai successo quanto accaduto a Roma. Perché? Domandatelo alle forze di polizia (e al dott. Mandato) come si gestisce l'ordine pubblico durante eventi del genere.

 
Incidenti e devastazioni prima, durante dopo Roma-Feyenoord (fonte foto huffington post)

martedì 10 febbraio 2015

Ma voi la conoscete la cecìna? Io l’ho provata e vi racconto com’è (e da dove viene)



Che cazzo è la cecina? Me lo sono chiesto appena giunto in terra pisana, incuriosito dalle scritte assai frequenti fuori pizzetterie e panifici e simili. Prontamente sono stato subito corretto: "si dice cecìna, ed è davvero buona. Fatta coi ceci. Provala, magari con il pane" (a dire il vero il mio interlocutore ha anche precisato una serie di inesattezza del tipo "è di Livorno come il ponce"). Non potevo lasciarmi sfuggire di provare l'ennesima pietanza tipica e, alla prima occasione mi sono addentrato in un caratteristico forno del centro di Pisa..

Che cos'è. Onestamente non avevo minimamente idea di come fosse. Al mio ingresso in un piccolo forno di Piazza Cairoli infatti avevo intenzione di mangiare qualche focaccina o al massimo una pizzetta, quando mi salta subito all'occhio una specie di enorme frittata (o stranissima polenta) di forma circolare, poco spessa e di colore giallo dorato. Chiedo subito informazioni in merito e, senza neppure il tempo di parlare, mi ritrovo con un assaggio di cecìna calda tra le mani. Gustosa, anzi di più. Non ho dubbi: sarà quello il mio pranzo.  
Come si mangia. Il mio primo assaggio, quello di prova, è stato 'nature'. Nessun condimento accessorio. Solo dopo un paio di morsi il 'fornaio' mi ha detto se volevo provarla con il pepe. Il risultato non è cambiato: buonissima, anzi di più. Mel centro di Pisa io l'ho mangiata in una focaccia, la classica  "fo'accia con la cecìna" (che poi sarebbe il cinque e cinque dei livornesi), con una spruzzatina di pepe come unico condimento, nonostante mi venisse caldamente consigliato di provarla con il lardo di Colonnata (prossimamente non mancherò). Cibo da strada davvero ottimo, anche se particolarmente nutriente e, di conseguenza, un po' pesante. Mangiarlo in pausa pranzo insomma non è l'ideale, ma per me non per uno dallo stomaco di ferro come me non è stato affatto un problema. Tra le varianti mi hanno consigliato di provarla in abbinamento con una serie formaggi (fontina, stracchino o gorgonzola) o salumi (coppa) ma anche con la cipolla. Secondo me però la versione con focaccia e spruzzatina di pepe è davvero imbattibile. Da provare. Assolutamente.

 Le origini del mito: tra storia e leggenda. Anno 1284, le repubblica marinare di Genova e Pisa si contendono il predominio nel mar Tirreno. Ad avere la peggio sono i pisani, sconfitti nella battaglia della Meloria. I genovesi fanno numerosi prigionieri, che affollano le navi rendendole poco agili nella navigazione. Per questo motivo una di queste 'galere' abbia incontrato qualche difficoltà nell'attraversare il Golfo di Biscaglia, incappando anche in una tempesta. Per più giorni la nave venne sballottata dai flutti, imbarcando notevoli quantità di acqua di mare, che andarono a danneggiare i prodotti presenti nella stiva. Tra questi, in gran quantità, vi erano i ceci (legumi ben conservabili e per questo utilizzati come principale alimento di marinai e vogatori), che si inumidirono e ammollarono, e barili di olio, che si spaccarono riversando nella stiva il contenuto. Il resto lo fece l'umidità e il sale dell'acqua marina, trasformando tutto in una specie di purea. Per non sprecare ceci e olio andati a male, venne servita ai prigionieri pisani questo strano pastrocchio. Questi prima si rifiutarono di mangiare ma poi, con il passare dei giorni, vinti (anche) dai morsi delle fame non ebbero remore. Il sole aveva però trasformato quella strana purea in un impasto davvero buono, tanto che perfino i genovesi ne rimasero colpiti. Questi infatti ne perfezionarono la cottura in forno a legna (come avviene ancora oggi), ribattezzando la nuova pietanza come 'oro di Pisa', proprio per sbeffeggiare gli avversari sconfitti.
Le origini di questa pietanza però, con molta probabilità, affondano in tempi più remoti. Sia i greci che i latini erano soliti preparare piatti simili, come una serie di purea di legumi vari cotti al forno.

La cecìna in the world. E' in pratica diffusa per tutta l'area della costa tirrenica che va dalla Toscana alla Costa Azzurra, con una puntatina pure in Sardegna e a Ferrara... e persino in sud America. Numerosi i nomi che gli danno i toscani, a seconda della località: si passa dalla cecìna pisana, alla torta di Livorno (dove abbinata con la focaccia viene chiamata 'cinque e cinque') fino alla ‘calda calda’ di Massa. In Liguria viene detta farinata o fainà, mentre in Costa Azzurra è detta socca. In Sardegna, dove venne importata dai genovesi, è in uso soprattutto nella provincia di Sassari e viene chiamata fainè. Curioso il caso di Ferrara dove venne 'portata', qualche decennio fa, da un imprenditore pisano: chiamata 'i ceci' viene venduta al taglio, utilizzata anche come base per pizze e focacce. E' possibile trovare la 'cecìna' anche a Gibilterra, Marocco e alcune zone del sud America (in particolare in Uruguay) 'importata' da immigrati toscani e genovesi.



domenica 1 febbraio 2015

Da Catania con furore: miniguida alle specialità etnee (e, vi prego, non parlatemi più di cassate, cannoli e paste di mandorla)

IO: "Mia moglie? E' siciliana, di Catania".
TIPO QUALUNQUE: "Ah la Sicilia!!! I cannoli, la cassata e le paste di mandorla. A Catania poi sono speciali".
IO: "Ehm... La cassata migliore la fanno a Palermo. Come i cannoli. Sicuro, anche a Catania sono buonissimi... ma gli arancini lì sono davvero una specialità come anche..." Ma non finisco neppure di parlare che...
TIPO QUALUNQUE: "Si, grandi. Grandissimi. Come quelli che si mangiano sul traghetto Villa-Messina. Eccezionali".
IO: "Ehmmm... si infatti" rispondo a chi mi sta di fronte, mettendo fine alla discussione con un sorriso tra lo strafottente e l'imbarazzato. Mentre nella mente si materializza la scena di me che, sbbammm...  parto rapido come un freccia rossa Napoli-Roma e giù con una testata al setto nasale del mio interlocutore, che resta a terra sanguinante e privo di sensi.
Ma come - dico io - l'arancino comprato su un traghetto a Messina una specialità di Catania? E' come dire che la sfogliatella napoletana alla stazione di Caserta è la migliore in assoluto...
Urge dunque una precisazione sulle specialità catanesi meno note (per quanto riguarda il salato - almeno per ora), ma solo all'italiano medio però (quello del 2% di macciocapatondesca memoria)...

L'ARANCINO. Spe-tta-co-la-re. Nulla, ma proprio nulla a paragone con i nostri, che a confronto sono miserevoli supplì. Untuosi al punto giusto, tutta sostanza e poca forma, sono massicci al tatto, vere e proprie bombe di sapori e condimento, una goduria per palati fini e non.  La tradizione ne annovera 3 tipi: al ragù, al burro, alla catanese (con salsa, formaggio e melanzane). Il primo ha la classica forma a punta, con riso allo zafferano, ragù, formaggio dolce, pezzi di carne a pezzettoni e piselli. E' senza dubbio il preferito dai catanesi. Da solo vale come un pranzo. Ed infatti sono tanti che in pausa pranzo si nutrono con questa specialità. Due i modi di aggredirlo, per altrettanti filosofie di vita: dalla testa a punta (si comincia dalla parte meno condita per gustarsi poi il meglio alla fine) o  dalla coda (si va subito al sodo, alla sostanza, un morso diretto al cuore di ragù e pezzettoni di carne).
Buono anche quello detto 'alla catanese', di forma ovale, con riso allo zafferano, salsa, melanzane fritte e formaggio. Più classico (e forse quello meno richiesto) quello al burro, di forma tonda con riso bianco e prosciutto cotto. Negli ultimi anni poi sta guadagnando punti (e favori dei buongustai) quello al pistacchio, con riso bianco e pesto di pistacchio.
Per uno che viene 'dal continente' sono buoni ovunque, ma ogni catanese ha il suo 'arancino' preferito: Savia, Spinella, L'Etoille e Prestipino i quattro che si contendono la palma dell'arancino migliore. Inutile precisare che io li ho provati da tutti e quattro.

LA TAVOLA CALDA. Schiuccat' 'e man'!!!  Qua si ferma tutt' cos'!!! Basta entrare in una rosticceria per rendersi conto: davvero tanta roba. Cartocciata, bomba fritta o al forno, cipollina, siciliana, sfoglia (o patè) e bolognese, non c'è che l'imbarazzo della scelta. Ma andiamo con ordine:

  • La cartocciata è una sorta di ripieno al forno con formaggio, prosciutto cotto, olive e mozzarella. Almeno nella versione classica, perché poi ne esistono una serie di varianti. Di pasta è morbida, alla vista sembra appunto una specie di cartoccio (da cui il nome). Vario il condimento: funghi, melanzane, besciamella e spinaci.
  • La bomba (soprattutto nella versione classica, quella fritta) è tale sia per la forma che per la sostanza: una grossa pallottola (fritta o al forno) ripiena di prosciutto, mozzarella, formaggio e una spruzzata abbondante di pepe nero. Gustosa anche nella versione light, quella al forno, è però fritta che dà il meglio di se (provare per credere).
  • La cipollina è un vero e proprio must della tavola calda. Se sei un catanese doc non puoi non mangiare la cipollina. E pure se non ti piace la compri lo stesso (tipo mia moglie che odia le cipolle ma un morso alla cipollina lo dà sempre e comunque). L'impasto è simile alla sfoglia anche se, mi hanno ripetutamente spiegato sfoglia non è. Al suo interno è la cipolla a fare la parte del leone, con cotto, formaggio e pomodoro nel ruolo di comparsa. Cottura rigorosamente al forno. Il mistero della cipollina è legato alla sua leggerezza (o quanto meno non pesantezza): come è possibile che la cipolla diventi digeribile è, per me, un mistero ancora irrisolto.
  • La siciliana è la mia preferita in assoluto. Molto simile al nostro calzone fritto (da bar però), è fatta con un impasto morbido e davvero gustoso, ripieno nella sua versione classica (e da me preferita) con tuma (locale formaggio di pecora) e acciughe; il tutto viene fritto per una vera esplosione di sapore. Buona anche la versione con ripieno di mozzarella, prosciutto e pomodoro. ne esiste anche una versione al forno, sicuramente più leggera, ma a parer mio meno caratteristica (e buona).
  • La sfoglia (detta anche paté) è quella che mi piace i meno (e a quanto ho potuto constatare non solo a me). Di forma quadrata (una sorta di parallelepipedo), per certi aspetti simile alla cipollina ma molto, ma proprio molto, più friabile. Fatta con una gran quantità di una (sotto)specie di pasta sfoglia (da cui il nome), è ripiena nella sua versione classica di salsa, cotto e mozzarella. Mi riferiscono che il ripieno può anche variare, ma io ho provato solo la versione classica... quindi non vi saprei dire...
  • La bolognese si chiama così perché... perché... nessuno lo sa (o almeno nessuno è stato in grado di dirmelo). Di forma tondeggiante, la pasta è una sorta di mix tra la cartocciata e la cipollina, e il ripieno può essere vario. Dalla versione classica, ragù, passando per quella "alla norma", con salsa e melanzane fritte, fino ad arrivare a versioni più innovative e rare, come ad esempio quella con parmigiana.
E ciò detto ci vediamo alla prossima puntata (vi parlerò di Iris, panzarotto e altri dolci per la colazione del catanese doc)...

Specialità catanesi in bella mostra: arancini, cartocciate, cipolline, sfoglie, siciliane e bombe fritte e al forno