lunedì 17 marzo 2014

Nola (e la sua politica) e le nuove regole del marketing, PR e comunicazione



Per chi ama il mondo della comunicazione, del marketing e delle public relations il 2008 ha segnato uno spartiacque. La campagna per le presidenziali di Obama rappresenta infatti un case study importantissimo per tutta una serie di implicazioni successive che, di fatto, hanno rivoluzionato il modo della comunicazione politica. In Italia (paese dobbiamo dire sempre all’avanguardia) la potenzialità delle nuove regole del marketing  non è stato praticamente colto dalla politica. O almeno dalla gran parte di questa. Gli unici a sfruttare queste conoscenze sono stati Beppe Grillo (e il Movimento 5 Stelle) e la Casaleggio Associati. E ancora una volta i risultati sono stati sotto gli occhi di tutti. Alle politiche i principali partiti hanno preso una mazzata storica (che ancora si stanno leccando le ferite). Il Pd con Renzi si è subito rimboccato le maniche e ha cominciato ad aggiornarsi. Basta pensare che come responsabile della comunicazione del Pd è stato nominato il napoletano Francesco Nicodemo, poco più che 30enne, “politico di professione” ma anche blogger (e non certo “classico giornalista”) e soprattutto personaggio che padroneggia il mondo del web e della comunicazione davvero niente male (soprattutto per uno laureato cum laude in lettere classiche). Forza Italia invece resta ancora indietro da questo punto di vista. Forse perché troppo legata a certi schemi Berlusconicentrici (anche dal punto di vista della comunicazione) o perché sta sottovalutando la potenzialità dei new media e della rete.

Non sto comunque qui ad approfondire un discorso (si potrebbero scrivere fior di trattati sull’argomento) ma preferisco affrontare l’impatto che queste nuove regole possono avere (e forse già stanno avendo) in merito alla campagna elettorale della mia città: Nola.

Ad un primo impatto si può riassumere la situazione nolana in un'unica parola: stamm 'nguaiat. Ma proprio assai. La maggior parte dei futuri candidati basano la loro campagna elettorale su rapporti clientelari. (Ma non è affatto questo il punto. La clientela fa parte della nostra storia politica… a partire pensate un po’ da Cicerone, ma anche prima. E in questo caso non sta a me giudicare). In pochi cercano di muoversi sfruttando la rete, il web, i social media etc etc. Non ho menzionato i blog perché, tranne un una serie di marchettifici, ritengo che nella rete non esistano blog che fanno informazione in maniera seria (con l’unica, ma piccola, eccezione de La Voce del Nolano, anche se ultimamente pare abbia scelto anche “lui”  di “seguire la corrente”). Posso comprendere che la maggior parte dei politici non abbiamo le capacità e le competenze per muoversi e aggiornarsi in un mondo che viaggia alla velocità della fibra ottica. E posso anche comprendere che la maggior parte dei politici veda la rete e il web solamente come un problema.

Quella che potrebbe essere considerata una ricchezza (e soprattutto una fonte di elettori niente male) viene guardata sempre con un certo  disprezzo. Perché? Semplice. Perché in rete è molto più difficile mentire. L’onestà (e la chiarezza) è regola base delle nuove regole del marketing. Se menti e se ne accorgono le grandi potenzialità della rete ti si ritorcono contro. Altro problema riguarda l’autoreferenzialità. Problema che vien fuori soprattutto sui social media. I politici che hanno un profilo sono pochi. E tutti (c’è un eccezione che conferma ahimè la regola) si “automarchettano”. Sono bello, sono fico, guardate che ho fatto qua, guardate che ho fatto la. Ma la cosa più interessante è che con la loro autoreferenzialità confermano (e molto spesso aumentano) il distacco dalla vita reale e, di conseguenza, da parte dei potenziali elettori. In molti casi addirittura cancellano dai loro profili i commenti negativi (oh my god!!!). In altri, dopo anni di silenzio, pretendono a due mesi dalle elezioni, di cominciare a rapportarsi con la rete e i cittadini senza però riuscirci (e apparando solo una serie di figure di merda). Altra cosa che ho notato e il fare aggressivo dei loro “cani da guardia”. Basta avere un’idea diversa che subito ti ringhiano contro, basta esporre o criticare che prontamente ce li hai col fiato sul collo. Cazzo, io dico. E meno male che siete esperti di social media e comunicazione (o almeno dovreste). Qua stiamo proprio all’abc. Non ti dico poi i pavoneggiamenti per un articolo sul giornale (che nel 72% delle volte è vera e propria marchetta). Che poi è pure normale, considerato che il principale corrispondete dell’area nolana per “Il Mattino” non si vede mai (ma proprio mai) a una conferenza stampa, o ad un evento pubblico. Eppure il giorno dopo (ma a volte anche due), pluffete, esce la sua march… articolo sul quotidiano. Comunque non voglio dilungarmi troppo. E prima di chiudere, affronto il caso dell’Assessorato dei Beni Culturali (attenzione, non sono destroso – tutt’altro - ma è innegabile che ha lavorato, e continua a farlo, davvero bene, almeno per quanto riguarda la comunicazione). Il suo profilo social è oramai un punto di riferimento per il mondo nolano della rete. Anche se inizialmente ha cancellato qualche post critico (Cinzia e Francesco non si fa quasi mai, attenzione), ha poi compreso le potenzialità dello strumento social, rispondendo con educazione e garbo (e vi giuro a volte ci sono stati post da schiaffi non solo virtuali) tanto che a un certo punto gli sono cominciate ad arrivare richieste pure in materie non competenti ai Beni Culturali. Anche il profilo dell’Assessorato molto, molto spesso si “autorefenzializza” (promuove le sue iniziative) ma ciò, rispetto ad altri, viene accettato perché l’Assessorato si adopera (e si è adoperato) per risolvere nel concreto i problemi dei potenziali elettori. Ma soprattutto, appare al popolo delle rete e del web per quello che è: ci mette la faccia (e piglia pure gli schiaffi – e in alcuni casi “na’ serie e paccheri niente male”… eh eh eh), si confronta e risponde quasi a tutti con grandissima onestà e senza mentire (almeno finora non ci sono lamentele in merito). Un lavoro ben fatto che spesso viene “condiviso” (nel senso faisbukkiano del termine) da altri politici che vogliono salire sul carro del webvincitore. Invece di pensare a rimboccarsi le maniche e a comunicare davvero. Anche qui state sgamati. La rete e il web scopre quasi sempre il pezzotto.



Linko di seguito un articolo interessante anche se un po’ datato sull’incredibile ritardo dei partiti di destra nelle politiche del web marketing: Centro destra e social network. Gaffe e autogol 


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