lunedì 13 gennaio 2014

Street Food, più che una moda… una filosofia di cibo



Letteralmente vuol dire cibo da strada ed è salito agli onori delle cronache grazie ad una trasmissione televisiva su sky. Si sta parlando dello street food che, soprattutto a Napoli è più che una moda , ma una vera e propria filosofia di cibo. Tre gli elementi che caratterizzano lo street food: economico, comodo e reperibile praticamente ovunque in città, con chiosi o furgoni che spesso stazionano nei luoghi di maggiore movida o di maggior passaggio turistico. Ma non solo, street food è anche quel locale che, senza posti a sedere, offre cibo tipico che, in piena “filosofia street food” viene poi mangiato camminando. Perché, altra caratteristica del cibo di strada, è che deve essere rigorosamente mangiato senza posate o piatti. In una città come Napoli, dove la pizza è regina incontrastata, sono davvero numerose le pizzerie presso le quali è ancora possibile mangiare la margherita “a portafoglio” (piegata in 4 parti), ma anche numerose friggitorie (abbondano dal Vomero al Centro Storico, passando per Chiaia e i Quartieri spagnoli: zeppole, crocchè e soprattutto la “mitica” frittatina si sono ritagliate spazi davvero importanti, anche grazie alla sopracitata trasmissione televisiva che ha dedicato una puntata proprio al cibo di strada partenopeo. Un modo di fare (e intendere) il cibo che a Napoli affonda le sue radici nel tempo, immortalato dalla cinepresa di Vittoria De Sica nel capolavoro “L’oro di Napoli” con una splendida Loren “pizzaiola”. Oggi molte di quelle antiche pizzerie “mordi e fuggi” esistono ancora, si sono ingrandite con sale e tavoli, ma coltivano ancora la cultura di quello che oggi definiamo street food. Pellone, Di Matteo e Sorbillo solo per fare dei noi continuano a vendere ogni giorni migliaia di pizze (ma anche frittatine e fritti vari) da consumare rigorosamente per strada. Perché a Napoli street food non è solo una moda, ma uno stile di fare il cibo.
(un mio articolo uscito sul settimanale on line MynapoliWeek)


 

1 commento:

  1. Grazie per il post interessante Vincenzo! L'ho fatto leggere dai miei studenti che imparano l'italiano in California.

    RispondiElimina