mercoledì 8 maggio 2019

Volevo fare le pagelle e invece... (ovvero la stagione del Nola Città dei Gigli)


Premetto che eravamo preparati ad un campionato di grande sofferenza. Ma dopo la grande abboffata di un anno fa non è stato facile abituarsi. Io, e come me credo tanti tifosi, ci abbiamo creduto in un miracolo. Abbiamo tifato, incitato, bestemmiato, insultato le avversare e pure le nostre ragazze. Abbiamo mangiato cioccolatini, torroncini e tante altre buone cose (quoto i kitkat). E, alla fine, nonostante tutto il tossico per i risultati, ci siamo divertiti. Che alla fine è quello che conta di più. Tanto io lo so che torneremo a vincere (e comunque non è ancora finita la stagione, e mi fermo qua). 
Avrei voluto fare le pagelle. Ma poi è uscita sta roba qua… 

TRA IL SERIO E IL FACETO

Avanziamo una cena. Penso che alla fine l’importante è che uno provi emozioni e si diverte. E credo che il divertimento e l’allegria al PalaSpork non sono mai mancati. Almeno quelli. E quindi un grazie, non affatto scontato, è dovuto a tutte quelle persone che ci hanno consentito di vivere dei sabato pomeriggio in allegria e amicizia. Certo, ci avete rimesso qualche anno di salute e forse il vostro fegato ne avrà risentito, ma credo che oramai ci siete abituati. E comunque il bicchiere è sempre mezzo pieno. Non mollate. Mai. Che v’appicciamm o locale… [Correzione in corsa. Mi comunicano dalla regia di ricordare che due persone aspettano ancora una cena]

Un capitano. Nei suoi sguardi, nelle sue schiacciate, nel suo tenere duro nonostante gli infortuni, tutta la voglia, la rabbia, l’impotenza di chi ce la mette tutta ma spesso deve fare i conti contro avversari più forti ed esperti. Una volta mi è stato detto da Tonia De Martino che la pallavolo è una scuola di vita, che aiuta a superare i propri limiti, che si impara tanto di se stessi. Quanto sei invecchiata quest’anno, eh Tonia? 

Giovanna Prisco. Ogni mattina una giocatrice del Nola Città dei Gigli si sveglia e sa che dovrà guardarsi attorno con attenzione, se non vorrà finire a sua insaputa in una storia di Instagram. Ogni mattina non importa dove, come e quando (e perché), Giovanna Prisco ti troverà e ti farà finire nelle sue storie di Instagram. Se poi ti chiami Chiara Palazzolo neppure in bagno puoi stare in grazia di Dio. STALKER

Il PalaSpork. Passano gli anni, cambiano le stagioni, vanno via, dirigenti,  sindaci e assessori, arrivano commissari ma il PalaSpork resta (la solita schifezza). Uno si sfastarea pure a scrivere ogni volta sempre le stesse cose. Non oso neppure immaginare la pazienza che debba avere chi, ogni giorno, per fare attività sportiva debba confrontarsi quasi quotidianamente con una serie di problematiche senza fine. Neppure il tempo di apparare le caldaie che si fulminano le luci dei riflettori, e gli spogliatoi, e le porte che non possono chiudersi, e… Ora confidiamo, oltre che nei nostri amati Santi patroni, anche nel finanziamento ottenuto dal precedente Assessore allo Sport, almeno per cominciare a fare qualcosa (ma solo a me sta cosa mette un’ansia incredibile?).  

MAGIC MOMENT (CHI DIMENTICA È COMPLICE) 

Giovanna Prisco 2. Ma della prima volta in aereo ne vogliamo parlare? No, perché sarà pur vero che la stagione sportiva non è stata di quelle da ricordare, ma quel volo (e quei filmati) resteranno nella storia (e non solo di Instagram). Chi ama (il Nola) non dimentica. 

Me medesimo. Quale partita fosse non ricordo (e neppure voglio farlo), ma di quella volta in cui mi sono lanciato in una corsa sfrenata con l'agilità di elefante marino giù per le gradinata per arrivare dietro l'arbitro e ricoprirlo di insulti e maleparole ne vogliamo parlare. Chi ama (il Nola) non dimentica 2 (la vendetta) 

Mister Parrucchino. Beeeep, Beeeep, beep, beep beep, beep (ma pure duuum duuum duuum duuum). Dalla Calabria col furgone per farci venire a tutti quanti un mal di testa allucinante. Una roba mai vista, da far perdere la testa pure a Donnarumma che al cambio campo smadonna all'indirizzo dei tifosi ospiti come non ci fosse un domani. Anche in quel caso, si è persa un po' la trebisonda (vi prego, lasciatemela, sti strunzat mi piacciono). Solo a ricordare di quella partita hanno cominciato a fischiare le orecchie. Pure a voi vero? Chi non c'era non potrà mai (ma proprio mai) capire. Che incubo. Maronn!

Il 30 marzo. Torniamo di nuovo seri. E’stato il momento più bello ed emozionante di tutta la stagione. Il 3 a 1 casalingo contro il Terrasini di Palermo è di quelle gare che ti rendono fiero e orgoglioso della tua squadra. Ottenuto sputando sangue dal primo all’ultimo punto, una partita tutta cuore, grinta e carattere. Tifosi, ragazze in campo e tutti gli altri: siamo stati una cosa sola. Troppo bello tornare a risentire l’inno di San Paolino. Si vive di emozione nello sport, seppur di breve durata. 

I TIFOSI (TORNERANNO A CARICAR)

Foooorza!!! Foooorza!!! È il grido di battaglia del professore Pasciari. Ora, è difficile spiegare e farvi capire quello che PER ME (trattasi di interpretazione personale eh, attenzione) rappresenta quel grido. È come se uno vorrebbe bestemmiare tutti i santi del paradiso, sfogare tutta la propria delusione di tifoso perché la tua squadra sta facendo sch… non sta giocando bene, ma dall'alto della tua grande esperienza di vita sportiva sai che almeno tu, quando tutti gli altri smadonnano e perdono la calma (che poi, visti i personaggi calienti presenti sugli spalti capitava abbastanza di frequente) devi fare il pompiere e provare a gettate acqua sul fuoco. Quindi fai uno sforzo sovrumano, a volte quasi epico (lo so, sto esagerando, anche se...) e ti esce quel "Forza!!! Forza!!!" con voce da baritono che, tutto sommato, riesce nell'intento. Almeno fino al prossimo punto perso. Se ho interpretato male chiedo venia (ma la mimica corporea…) 

Andrea 1. Sugli spalti è tra i primi ad intonare cori e ad animare la torcida. Nonostante la sua pazienza sembra non avere limiti, a volte anche a lui capita di smadonnare malamente proprio. Due quest’anno gli episodi (che visto il tossico sportivo sono davvero pochi). Nel primo quasi ci davamo a mazzate (e non nel senso metaforico, giuro ho sudato freddo) sulle tribune dello Sporting Club con un genitore di giocatore avversario. Nel secondo ci è andata di mezzo il libero del Nola Città dei Gigli. E quando Andrea parte non lo puoi fermare (rischi che pigli pure una paliata pure tu). Davvero non gli capita mai di perdere le staffe (chi lo conosce sa che è così) e si pente subito. Però che spettacolo stargli vicino in quei rarissimi momenti. Onore e piacere. Onore e piacere.

Andrea 2. Come sopra. Per lui gli spalti del PalaMerliano (ma pure quelli di altre strutture quando segue la squadra in trasferta) hanno uno strano effetto, e appena varca la soglia del Palazzetto si trasforma nell’ultras più sfegatato che conosca. Avversari, tifosi ospiti, arbitri e talvolta pure qualche giocatrice della squadra locale: nessuno scampa alla sua ira funesta. Per fortuna a furia di urlare a squarciagola perde la voce, per la tranquillità della moglie Barbara e di tutta la famiglia. Smaltita l’adrenalina torna il più saggio ed equilibrato dei tifosi. Onore e piacere 2 (la vendetta).

Chi l’ha vista? Cioè l’anno scorso quando si vincevano tutte le partite era protagonista indiscussa sulle gradinate, la tifosa numero uno. Studiava cori personalizzati, incitava la squadra fino a restare senza voce, si selfava sul carro dei vincitori. Embè, tu quest’anno l’hai vista mai (se non in rarissime occasioni)? Dai social si apprende che ha seguito le squadre giovanili (che, guarda caso vincevano spessissimo), abbandonando la prima squadra proprio nel momento del maggior bisogno. Della serie 1: ti piace solo vincere facile (bonsci bonsci bon bon bon). Della serie 2 “o tuossc manc e suric o vonn” (il veleno neppure i topi lo vogliono). Della serie 3: “Ehhh, ma ero impegnata con il giglio”. 


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