Giuro che sto raccogliendo dati e numeri per fornire uno strumento
per l’analisi del voto a Nola. Nell’attesa ho raccolto una serie di fantasiosi (ma
non troppo) casi nolani che si sono mossi sui social durante questa campagna
elettorale. Come sempre nessuno si offenda. Anche perché in ogni caso umanolano
c’è un pizzico di tutti noi, tutti.
Il soldatino Forzista.
Un posto al sole ce l’ha grazie al suo partito e al suo onorevole di
riferimento. E quindi non può mai tirararsi indietro quando il capo chiama alle
armi. Organizza eventi, partecipa col sorriso a convention, pranzi, cene e
grandi adunate postando foto e video come a dire: oh, io c’ero, ecco la prova. Presente,
semper. Almeno sui social. Poi nell’urna si sa, Dio ti vede… Paolo Russo no
(pure se fa l’oculista).
Il democristianoforzademocratico.
Quello che “io non ho mai votato Paolo Russo”, ma “pure il PD fa i suoi errori”,
si ma “si deve votare la persona non il partito”, però “i grillini pure dicono cose
giuste”. Non si schiera mai socialpubblicamente. E' andreottiano in fondo all’anima: amico di tutti. Destra, sinistra o centro, per lui dire sempre di sì è uno
stile di vita. Ovviamente il suo voto va a Rockerduck. Da sempre.
Il leghista/fascista antisistema.
Si scaglia contro i poteri forti dell’amministrazione comunale nonostante sia
in coalizione con gli stessi partiti che governano Nola da secoli. Tra un “vi
manderemo a casa” e “a Nola il vostro tempo è finito”, minaccia
notti dei lunghi coltelli e purghe salviniane nei confronti di tutto e tutti. Verde
e nero sono i colori sociali, e proprio come il Sassuolo alla fine si scansa
sempre pigliando paliatoni ogni contesa. Reale e virtuale.
Il grillinolano medio.
Lui è anticasta e per il cambiamento. Condivide tutto, dalle fake news ai
millemila parenti della Boldrini. Commenta qualsiasi post e risponde come un
invasato spesso senza capire una cippa (lippa). “Avete finito di rubare e
mangiare” o il classico tauriniano “e fennut a zezzenella” il grido di
battaglia. Ovviamente guai a lamentarsi sulle condizioni in cui versa la città
o ad abbozzare qualche protesta nei confronti di re, regine, principi e
principesse: in quel caso torna a pecorare (nel senso di
mettersi a pecora) buttandola su “ma voi volete sempre metterla in politica”.
Leone sulla carta, suddito prono nell’anima. Hic sunt pecorones. E mo so pure maggioranza (o forse lo son sempre stati).
Il Piddino
nascondino. Come la nebbia a Milano: c’è ma non si vede. Prova a
cacciare la testa dalla saracinesca durante il periodo elettorale ma gli manca
il numero e alla fine sta sempre lui e i quattro della piazza. Critica e
attacca tutti gli altri competitor, ma proprio tutti, senza rispetto e pietà,
ma resta un pullicino sperduto che a fine contesa torna nel saracinescato. Insomma
la stessa musica da anni, sempre in attesa del cambiamento (e di qualche voto),
per il 2019 non gli resta che sperare in qualche top player da altre squadre… Le porte d’altronde
sono sempre aperte. Il problema ahimè sono le saracinesche.
Il piddino/forzino
provocatore. Ha la faccia delle zoccole vecchie (nel senso positivo del
termine) e mi sta molto simpatico. Esperto di politica locale, sa quando è il
caso di bacchettare (nel senso di mettere una bacchetta) o di prestare il
fianco. Amante della buona tavola (e del baccalà), talvolta ci azzecca talvolta piglia
certe cantonate (volutamente però). I suoi post non sono mai banali. O quasi.
Il rafanocomunistapentastellato.
Fondamentalmente si professa persona pura e dura di sinistra, ma gli piace azzuppare (nel
senso di zuppa proprio) il biscotto con la destra o con chiunque si muova nella stanza
dei zupponi. Abilissimo a salire sui carri dei vincitori – nel caso odierno grillini - all’ultimo
minuto senza neppure farsi sgamare. Comunista così… così… così… così... comunista? chi?
Il perculatore masochista.
Scherza e fa ironia su tutto e tutti. O quasi. Le sue sagaci battute e i suoi
ironici post spesso valgono quanto un editoriale. Peccato non venga mai
compreso e si pigli commenti, generalmente dei grillininolani medi o di qualche soldatino forzitsa, che lo
rimpiono di insulti accusandolo: “ma perché non critichi mai la sinistra?”. E
nonostante gli faccia vedere che lui percula tutti, continua ad attirare munnezza
e degrado. Sorge il dubbio che alla fine gli piace tanto. E ci gode pure.
Il webete tuttologanalista.
Previsioni e analisi del voto che voi umani non potete neppure immaginare. Esprime
pareri su tutto e il suo contrario, senso o logica non sono contemplati. Da
brividi i commenti di altri come o peggio di lui. Il nulla cosmico avrebbe
almeno un senso: lui neppure quello.
Il napoletamoralizzatore
antigrillino. 30 giorni e un unico socialobiettivo: criticare giggino e i
suoi cumparielli. Tra un post antipentastellati e un altro, gli parte random un
insulto a Berlusconi (se di destra) o a Renzi. Partenopeo nel dna. Salvini resta
nemico pubblico numero uno.
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