giovedì 6 luglio 2017

La tradizione funesta del pagellone Festa dei Gigli: dopo Bud Spencer, tocca a Paolo Villaggio (per il 2018 cominciate a fare gli scongiuri)



di Valerio Lauri
Una città per cantare. Una città per alzare. Una città per ballare e ai Gigli votare. Se non l'aveste capito, Ron ha lasciato il segno, nella serata conclusiva (quella vera) della Festa dei Gigli 2017. Ombrelli solcati da linee di pioggia e due (DUE) canzoni cantate a squarciagola, per la precisione. Oltre alla già citata nell'incipit, anche la più famosa “Vorrei incontrarti fra cent'anni”, che la platea ha inneggiato soprattutto verso il roscio stornellatore. Tranquilli, il cantante non si è bagnato, la sua decomposizione è ancora una volta scongiurata. La criogenia umana ha fatto passi da gigante e Rosalino Cellamare può tornare nella sua cella frigorifera intatto.
Bando alle ciance, passiamo alle “cose belle nostre”, come direbbe Antonio Piccolo. Anche quest'anno una Festa degna di tal nome, anche quest'anno il pagellone che non vota, come sempre da non prendere troppo sul serio quando si parla di paranze, con tributo ad un grande attore scomparso (Paolo Villaggio). Sta diventando una tradizione funesta, lo so. Ma guardate il lato positivo, è pur sempre un “super-ospite” migliore di Ron.


Fondazione Festa dei Gigli - FANTOZZI CONTRO TUTTI
E' chiaro che “dai che gli ridai”, qualcosa debba pure funzionare. I carrettini vendi-bibite sono quasi scomparsi (salvo ricomparire magicamente oltre le 6 di mattina), il vetro è stato bandito anche grazie ai commercianti e qualche turista s'è palesato. Certo, siamo lontani da “Nola modello italiano di gestione dei grandi eventi”, che al solo leggerlo il sindaco di Modena dopo il concerto di Vasco è stato ricoverato per ridarella compulsiva. Scongiurato l'attacco dell'ISIS (che pare abbia chiesto lumi su cosa sia la Festa dei Gigli), scongiurate le risse (l'unica violenza è stata quella dei Gigli sui cullatori, in numero sempre minore). Non scongiurate, invece, le figuracce. Come quella in cui Soprano, in diretta su CantaNola “Gigli di Nola in radio”, continua a sostenere che il giglio del Salumiere sia trasportato dalla paranza Uragano Bruscianese. Oppure l'idea di comandare il “trase e aiesce” dai balconi, utilizzando i passanti come tramite. Oppure il farsi sbeffeggiare dalle paranze quando si sollecita di velocizzare gli spostamenti (vedi Panettiere in piazza o Fabbro a via San Paolino, ma non solo). Lasciamo perdere la querelle-costruttori, che innalza Soprano e co. a novelli Ponzio Pilato. Diciamo che anche quest'anno la Fondazione è salita in bici “alla bersagliera”. Si attende “la crocifissione in sala mensa”. Fantozzianamente parlando, ovvio.

Rivestimenti del 2017  - RIMINI RIMINI
Su su. Poteva andare peggio. Quest'anno, i rivestimenti dei Gigli hanno subito una sostanziale impennata. Certo, resta da capire perchè, una volta privati del piedistallo, si sono rivelati nudi. Come Serena Grandi (grandi, grandi) che scende dall'amaca e si rivela in tutta la sua bellezza minimal-vestita. Esempi lampanti come l'Ortolano, maestoso da fermo in piazza Collegio e ridotto all'osso in movimento, oppure il Sarto, rivestito di eteree luci “sulla Travaglia” ed essenziale allo spostamento. Menzion d'onore al Salumiere, che porta De Chirico sul Giglio e riceve applausi anche da chi non sa manco chi sia De Chirico.


Calzolaio e Fabbro – FRACCHIA CONTRO DRACULA
Ci serviva un titolo da duello. Null'altro. Non sia mai che qualcuno si senta Fracchia o Dracula, a seconda dei casi. Volontari e Trinchese, Trinchese e Volontari, il duello infinito, una dietro l'altra. Tutto liscio, a colpi di scudiscio (a frustate, tottò, facit e brav), frecciatine e girate spettacolari (Caparossa Volontari – Carceri Trinchese). Poi, a via San Paolino, si sciolgono le funi residue e che vinca chi ha più energie. Energie per tornare indietro, energie per girare, energie per contrastare i commissari di percorso. Poche energie per chi assiste, invece. Molti, sfiniti, torneranno a casa prima della fine (presente!).

Il vescovo di Nola – IO NO SPIK INGLISH
Non ce ne voglia, mons. Marino. C'eravamo così abituati ai colpi di fioretto di Beniamino De Palma, che il suo discorso è sembrato impacciato e timido come il Sergio Colombo, assicuratore alle prese con l'apprendimento dell'inglese, di “Io No Spik Inglish”. Tranquilli, presa dimestichezza con Nola, avrà tempo per rifarsi e lanciarsi in qualche critica socio-religiosa. Si spera.

Il maestro di Festa del Beccaio – BRANCALEONE ALLE CROCIATE
Sarà stata l'emozione del sogno realizzatosi, sarà stata l'esuberanza. Però il maestro di Festa del Beccaio è riuscito nell'impresa di dare al sindaco poteri paranormali. Quali? Quelli di “secciare” la posata. Al suo “Dovevamo fare i collaudi, grazie sindaco!” (chiara frecciatina al primo cittadino per la vestizione ritardata degli obelischi), è seguito un “Cuong' cuong' e ietta” disastroso per tempismo. Risultato? Figuraccia in piazza e “prestazione” rovinata. Con estrema simpatia, ovviamente.


 Paranza Uragano/Indistruttibile/Leoni – CHE C'ENTRIAMO NOI CON LA RIVOLUZIONE?
Ad oggi, Soprano pensa (o pensa di pensare) ancora che il Salumiere sia stato trasportato dalla paranza Uragano Bruscianese. D'altronde ha “ricevuto rassicurazioni in merito dal sig. Vallefuoco” (ipse dixit). D'altronde Finzione e realtà non sono che un sogno fuggevole! Chi resta “vittima del regolamento” è la paranza Indistruttibile Cimitilese, condannata a subire gli sberleffi dei nolani, a sentire il buon Tino Simonetti impossibilitato a citarla e a vedersi, di fatto, oscurata nel nome anche nel prossimo staff del Salumiere 2018.


Bettoliere/Paranza Franzese – TUTTO TUTTO NIENTE NIENTE
Ve lo ricordate Paolo Villaggio, nel film sopracitato con Antonio Albanese nei panni di Cetto La Qualunque? Vi ricordate della sua interpretazione del presidente del Consiglio? Ecco appunto.

Gigli e torturatori - GRANDI MAGAZZINI
Avete presente Villaggio, nei panni di un robot umanoide di produzione tedesca, costretto a sopportare i test di Carletto, figlio del responsabile acquisti dei Grandi Magazzini? Perfetto, più o meno a Nola è stato lo stesso. Da Facebook, è partita la corsa allo scoop. Nolamatori impertinenti con le loro video-dirette, foto selvagge al particolare ligneo, addirittura prelievi di campioni di legno. “Maestri del mestiere”, ovunque. Il classico stolto che guarda al dito (non quello di Villaggio, per carità).

Le cacciate - LA VOCE DELLA LUNA
In attesa della “cacciata” più attesa dai nolani (fischiano le orecchie, eh, Fondazione?), lo spettacolo migliore della Festa lo ha garantito la principessa (fischiano le orecchie, eh?) del gesto giglistico. Ovviamente parliamo della “Cacciata”, quella con la a maiuscola e con la pronuncia napoletana. Palco perfetto: la processione pomeridiana. Non ce ne vogliano le FanTastiche scacchiera a Caparossa e girata “invertita” alle Carceri, o la Volontaria “doppia” di via Merliano. L'interprete migliore, quest'anno, è stata la Stella. Caparossa affrontata senza varrielli e partendo dalla Farmacia Scala, Vico Monacelle all'indietro, Vico Piciocchi “anticipato” di una ventina di metri e portato a termine con successo. Ecco perchè, alla scelta 'caciottiana' di qualità, va tributato il piccolo capolavoro di Fellini. Una pellicola capace di annoverare, oltre a Villaggio (David di Donatello come miglior attore), gente del calibro dei premi Oscar Roberto Benigni, Nicola Piovani (colonna sonora), Dante Ferretti (scenografia) e Tonino Delli Colli (fotografia), con incassi non esaltanti. Roba per pochi, insomma.

Appuntatori di varre e varrielli – IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO
Abbiamo una cultura da preservare. Quella che ci hanno tramandato grandi indimenticati paranzari, come Peppe 'a Caciotta o Gennaro Pollicino (al quale sono stati giustamente tributati scrosci di commoventi applausi), per dire i più recenti. Ci servirebbe un “maestro Sperelli”, per farlo. Uno che si cala nel sottobosco dei cullatori e li rieduca. Chi scrive non può fregiarsi del titolo. Eppure non ci vuole molto a vedere “le cose storte”. Asciugamani sulle varre, novelli Uomo-Ragno che palpano il muro, supponte umane, uomini sacrificati tra varre e muro... Alla fine, si analizza alla moviola, fotogramma per fotogramma. Il tutto, in nome della dea competizione. Ma, in fondo, è più disonorevole usare questi sotterfugi oppure tozzare? La domanda è lecita. La risposta è “I buoni rideranno e i cattivi piangeranno, quelli del Purgatorio un po' ridono e un po' piangono. I bambini del Limbo diventeranno farfalle. Io, speriamo che me la cavo.”

Foto 'rubata' dalla pagina FB di Sabrina Iorio (artista fotografa nolana)

Nessun commento:

Posta un commento