martedì 7 ottobre 2014

Il mistero dei sacchi di monnezza



Se negli ultimi venti giorni vi è capitato di percorrere quella strada che va da via Polveriera (Croce del Papa) alla ss 7bis, lambendo i confini di Saviano, Scisciano e San Vitaliano allora (forse) avete capito di cosa parlo. Partendo da quel gioiellino che è il complesso turistico-residenziale “La Cisternina” è possibile osservare, ambo i lati della carreggiata dei grossi sacchi scuri contenenti rifiuti (monnezza) che costeggiano la strada fino al cimitero di San Vitaliano (a pochi metri dallo svincolo sulla ‘nazionale’).
Il tratto di strada interessato è diviso in partes tres: una nel comune di Nola (via Polveriera), una in quello di Saviano (via Abate Minichini), l’altra in quello di San Vitaliano anche se questo ultimo tratto è di competenza della Provincia o Città Metropolitana (strada provinciale Nola-San Vitaliano).
Una la domanda che mi passa per la mente quando percorro (abbastanza di frequente) questo tratto di strada c’è: chi ha messo lì questi sacchi di monnezza? Due le ipotesi da me prese in considerazione. 

Ipotesi 1. Qualcuno evidentemente ha effettuato ‘servizio di pulizia’ dei bordi della strada (spesso utilizzati come cassonetti a cielo aperto), raccogliendo i vari rifiuti in grossi bustoni neri che però sono rimasti lì a fare BELLA MOSTRA DEL SERVIZIO RESO. In poche parole ci ricordano che qualche bravo e solerte amministratore si è interessato a quel territorio ripulendolo e in caso qualcuno non lo avesse notato, hanno lasciato i frutti di tale opera (i sacchetti di munnezza) a tenerlo presente ogni giorni. Una sorta di messaggio pubblicitario: “L’ambiente è per noi una priorità. Potete toccare con mano i risultati del nostro lavoro”. Certo, sarebbe davvero bello che si completasse l’opera raccogliendo il tutto… ma poi come ci dimostrano che lì qualcuno ha davvero pulito?

Ipotesi 2. La raccolta viene effettuata di notte, ma prontamente qualcuno provvede a rimpiazzare i sacchi di immondizia prelevati con nuovi. Un qualcuno (magari su incarico di qualche azienda) ha scelto quella zona come ‘cassonetto a cielo aperto’ e di conseguenza giornalmente deposita, con certosina accuratezza (i sacchi distano tra loro 15-20 metri) i propri rifiuti.

Ipotesi 3. E’ la più affascinante. Trattasi di un’opera d’arte (autore ancora sconosciuto) dal titolo ‘una strada di monnezza’. L’artista con tale opera ha voluto enfatizzare le criticità ambientali di un territorio dai rifiuti, integrandole a suo modo nel paesaggio. Di particolare interesse il sacco n.20 perfettamente inserito tra il guard rail e la barriera protettiva di un ponte.

Conclusione. Quella ideale sarebbe che qualcuno provveda quanto prima recupero di questo materiale. Molti di questi bustoni infatti sono già stati distrutti, con il materiale sparso per i terreni circostanti. Basterebbe davvero poco per effettuare una raccolta. Nel caso invece che si trattasse di opera d’arte… allore perché non valorizzarla in qualche modo?


Nessun commento:

Posta un commento