La mia passione per il calcio è nata quando avevo circa sei
anni. Ricordo ancora la mia prima volta allo stadio. Partita amichevole Nola
(allora facevamo la serie D) e Napoli. Mio nonno e i miei zii, in accordo con papà
e mamma, decisero che i tempi erano maturi. Avrei visto la mia prima partita di
calcio dal vivo. L’amore scoppio in un istante. I giocatori, il pallone, l’agonismo
(anche se era solo un’amichevole), ma anche i tifosi, l’atmosfera, l’adrenalina
che si respirava allo stadio… e non da ultimo un certo senso di appartenenza a
una comunità che si identificava e si ritrovava unita (è uno dei pregi-difetti
della provincia) nella squadra di calcio. Da quel giorno (era dicembre) chiesi
sempre (e venni accontentato) di andare sempre alla partita. Mio nonno paterno
(appassionatissimo) e i miei due zii materni (malati di pallone) i miei
accompagnatori ufficiali. All’epoca non c’era Sky o Mediaset. Il massimo era la
radiolina che portava qualcuno per seguire la serie A. Ricordo che molto spesso
partivano insulti dalla tribuna all’arbitro e ai giocatori avversari. Dal
classico “cornuto” ad altri sicuramente più coloriti. Io, e tanti altri bambini
come me, ridevo e spesso dicevo al nonno e agli zii “Hai visto, ha detto una
parolaccia” e ridevo. Nel furore adrenalinico spesso mi veniva risposto: “evidentemente
se lo meritava”. Guai però a ripetere o emulare i più grandi. Immediato partiva
lo scappellotto del nonno che spiegava: “Guagliò tu sì piccirillo… e parolacce
nun si dicono (ragazzo tu sei piccolo e le brutte parole non si dicono)”. Avevo
poi voglia di protestare e replicare con mille argomentazioni fanciullesche. La
risposta era sempre la stessa: “Quando sarai grande dirai quello che vuoi tu,
ora zitto e vedi la partita”.
Oggi forse (o anzi sicuramente) qualcosa è cambiato. Una
curva di bambini può urlare “merda” a un portiere avversario emulando l’esempio
dei più grandi (visto e sentito in tv). Dietro ai fanciulli non c’era un “nonno
moralizzatore”. Il loro esempio era quello delle curve e dei cori sentiti in
tv. Giusto o sbagliato non so, di certo è un fatto che mi fa pensare (e anche
tanto). Di sicuro posso affermare che io alle partite mi facevo un mare di
risate a sentire tutte quelle “brutte parole”. Mi auguro che almeno quei bombi
si siano divertiti anche se mi fa assai strano che un giorno potranno ricordare
“Ah che ridere quando si gridava merda al portiere”.
Per concludere. Nella foto si legge “Siamo piccoli ma
rubiamo alla grande. Forza Juve”. Gioco di parole simpatico e divertente… Ho provato a sostituire alcune parole ne è
venuto fuori: “SIAMO PICCOLI TIFIAMO COME I GRANDI”. Penso sarebbe bellissimo come
nello “striscione originale” che i piccoli tifassero come i piccoli.
P.S. Aberrante è la multa di 5000 euro fatta alla Juventus
per quei cori. Fa piacere (e soprattutto infonde fiducia per il futuro) che il
modo di combattere certi comportamenti
sbagliati da parte dello Stato sia solo quello di fare multe. Se i
comportamenti dei fanciulli sono da biasimare quello degli “organismi preposti“
è a dir poco sconvolgente.
Foto presa dal sito web gazzetta.it |
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